sabato 1 ottobre 2016

Quali sono le determinanti per l'esito del voto del 4 dicembre


Mi prudono letteralmente le dita per scrivere la mia interpretazione di quello che è successo ieri nelle borse mondiali nelle quali è quotata direttamente o via ADR l'azione del colosso creditizio globale dai piedi di argilla Deutsche Bank, con un passaggio dal meno nove per cento iniziale sui listini europei ad un incremento finale di oltre il sei per cento, una giravolta propiziata dalle indiscrezione volutamente fatte trapelare dal Dipartimento di Giustizia USA che rendevano noto che la multa da 14 miliardi di dollari comminata a Deutsche sarebbe stata ridotta a "soli" 5,54 miliardi che sono, guarda caso perfettamente contenuti nei fondi per 5,5 miliardi di euro (quindi qualcosina rimane alla banca tedesca per future multe), un beneficio di 8,5 miliardi di dollari che viene giudicata come provvidenziale da analisti e operatori e che rappresenta il primo aiuto di Stato in favore della banca di Francoforte, anche se proveniente da uno Stato straniero.

Nella prossima puntata, oltre che di questo parlerò di un concetto che sembrava superato dal nuovo orientamento espresso da Mario Draghi e apparentemente condiviso dai suoi colleghi di tutto il mondo e, cioè, il superamento, una volta per tutte del too big too fail, che peraltro non era servito a salvare la Lehman Brothers di Dick Fuld, un' entità molto grande nell'investment banking, e con una "piscina di liquidità" nell'ordine di quella di cui si vanta ad ogni pié sospinto l'attuale CEO di Deutsche, ma non così determinante sui mercati interbancari internazionali, né dotata di una rete retail globale per cui Hank Paulson, Bernspan o il presidente George W. Bush si sarebbero sentiti costretti a fare di tutto per evitare il fallimento come fecero per altre importanti entità finanziarie.

Non sarà un week end inoperoso per le maggiori entità che operano sul mercato finanziario, per le banche centrali e per i Governi, in primis quello di Angela Merkel che ha già espresso ieri la sua preoccupazione condita dal solito sciocchezzaio sul ruolo della speculazione, un lavorio che ha come obiettivo quello di stendere una rete di sicurezza attorno a Deutsche e a Commerzbank, un tentativo di salvataggio che tuttavia non potrà avere completo successo, almeno sino a quando le due banche non sveleranno cosa c'è davvero nelle loro attività di investment banking, quelle stesse attività che prima Deutsche e da ieri Commerz hanno promesso di alienare, anche se non capisco bene come questo possa avvenire visto che tutte le altre banche globali di roba del genere ne hanno già in abbondanza!

° ° °

Con la puntata dedicata alla caotica situazione esistente ad oltre tre mesi dal voto che ha visto la candidata sindaco del movimento cinque stelle, Virginia  Raggi, prevalere, come ampiamente previsto sin dal febbraio di questo anno di disgrazia 2016 da tutti i sondaggi, sul temerario candidato del partito democratico, Roberto Giachetti, a cui non è bastato il bel gesto di mettere a rischio, come peraltro prevede la legge, il suo seggio alla Camera dei Deputati nonché il prestigioso incarico di vice presidente della stessa Camera, quindi, scrivendo Why Virginia Raggi is unfit to lead Rome, ho ceduto alla mia passione civile e sociale, mentre la puntata che dedico alle determinanti economiche  e sociali che potrebbero pesare sul responso che verrà dalle urne nella tarda serata del prossimo 4 dicembre mi fa tornare nei miei panni di analista economico, anche perché non vi è nessuno, in Italia come all'estero, che in buona fede non veda come dalla conferma o meno di un quesito referendario confermativo di una legge che ha visto sei voti delle camere e un impegno totale del Governo che ha tirato dritto anche quando, dopo la rottura del patto del Nazareno, un partito come Forza Italia ha rovesciato il tavolo delle riforme, un voto dunque che, in caso di vittoria dei contrari alla riforma costituzionale, porterebbe dritti dritti ad una crisi di Governo dagli esiti estremamente incerti, anche alla luce dell'arcinota indisponibilità del movimento da pochi giorni nuovamente guidato in prima persona da Beppe Grillo al coinvolgimento in qualsivoglia formula di Governo di scopo, di unità nazionale, di emergenza e chi più ne ha ne metta.

Un esito sfavorevole del voto si inserirebbe peraltro pienamente in un'onda lunga che ha visto diverse tappe in un certo numero di paesi europei, e forse non è un caso che il nostro referendum si svolga in concomitanza con la ripetizione del voto per le presidenziali austriache, un voto che vede un esponente dei verdi, vincitore della tornata precedente per un'incollatura, ma la cui elezione  è sta annullata dai giudici costituzionali per sospette irregolarità nel voto espresso per corrispondenza, e che dovrebbe vedere stavolta l'esponente del partito di estrema destra fondato dallo scomparso Haider prevalere più o meno nettamente, ma che segue anche il meno atteso ma molto dirompente risultato del voto sull'uscita della Gran Bretagna dalla Unione europea e nel quale ha giocato un ruolo determinante il partito nazionalista e xenofobo  di Nigel Farage (alleato nel Parlamento europeo con il movimento di Grillo), il voto sul referendum anti frontalieri italiani nel Canton Ticino (e pensare che ho studiato cinque anni alla scuola svizzera di Napoli!), il voto di domani in Ungheria nel referendum sulle quote di migranti che l'UE cerca di imporre al paese magiaro come a tanti paesi membri riottosi su questo argomento che tanto turba le opinioni pubbliche nazionali che pensano che del problema di profughi e migranti economici  debbano farsi carico, in base al vigente Trattato di Lisbona, Italia e Grecia paesi di arrivo di milioni di migranti che, dopo la chiusura a raffica di tante frontiere non sanno più dove andare e non mi dilungo oltre per non tediare il lettore con le decine di esempi di vittorie elettorali e referendarie dei movimenti che, chi più chi meno, si rifanno al crescente verbo del populismo in Europa.

Per dire quali, a mio avviso, sono le frecce sul piano economico e sociale all'arco di Matteo Renzi, devo necessariamente fare un passo indietro alle uniche elezioni a forte valenza politica che si sono svolte da quando lui, nel febbraio del 2014 e dopo un cambio repentino alla guida dell'esecutivo che causò molti mal di pancia nel suo partito e che fu mal visto dalla opinione pubblica, ottenne il primo voto di fiducia da entrambe le camere, incluso quel Senato cui promise che quella sarebbe stata l'ultima legislatura a vedere quel ramo del Parlamento chiamato a quell'adempimento e delineando, seppure a grandi linee, i tratti della riforma costituzionale che aveva già allora in mente, modifica radicale del titolo quinto compreso; ebbene quelle elezioni europee svoltesi sotto i peggiori auspici e con i commentatori che citavano sondaggi realmente effettuati fino al periodo nel quale non è più possibile effettuarli e che vedevano il partito guidato da Beppe Grillo impegnato in un testa a testa probabilmente vittorioso con il partito democratico videro, invece, una netta affermazione del partito guidato da Renzi che arrivò a sfiorare il 41 per cento di voti staccando di venti punti percentuali il movimento cinque stelle fermatosi al 21 per cento, con un arretramento di quattro punti rispetto al risultato delle politiche dell'anno precedente nelle quali si era affermato come primo partito in base ai voti degli elettori nazionali e secondo di non molto considerando anche gli italiani residenti all'estero, un elemento questo da tenere a mente anche in vista della prossima consultazione referendaria e che spiega il forte attivismo della Boschi e di altri esponenti di punta del PD nelle circoscrizioni estere, in particolare in Sud America, non fosse altro che per il fatto che si tratta di poco meno di quattro milioni di voti.

Ma quale fu la chiave di volta di questo risultato che rappresenta un record storico per i democratici? In parte fu l'effetto della luna di miele che normalmente accompagna il rapporto tra l'opinione pubblica e un nuovo Esecutivo, così come non va sottovalutata la capacità comunicativa e l'impatto che alcuni punti del programma ebbero sugli italiani, in particolare su quelli non schierati a priori, ma quella che incise più di tutte fu la concessione degli 80 euro netti in busta paga per dieci milioni di lavoratori dipendenti, misura dileggiata dai più e vista come una mancia transitoria anche se tecnicamente furono effettivamente erogati solo due mesi dopo il voto, una misura che tuttavia persiste tuttora e, Legge di Stabilità permettendo, continuerà  ad esistere anche per il prossimo anno e che la maggior parte dei percettori ha percepito in modo positivo e che ha spinto molti di loro ad abbandonare l'area del non voto per esprimere nelle urne il sostegno all'esponente politico che caparbiamente si era battuto per quella misura, che, anche se non dispongo dei dati disaggregati che sono alla base di una delle più significative revisioni del PIL che recentemente è stata innalzato, con riferimento al 2014, da un -0,3 ad un +0,1 per cento, una revisione di quattro decimali di punto e nella quale la componente consumi potrebbe avere giocato un ruolo significativo.

Da allora tanta acqua è passata sotto i fiumi e altre categorie, soprattutto quelle imprenditoriali e le partite IVA hanno ricevuto attenzioni significative da parte del Governo, attenzioni che proseguono, almeno stando alle indiscrezioni, nella prossima legge di Stabilità assieme a misure in campo previdenziale, oltre a misure di importo rilevante per la messa in sicurezza delle scuole e per affrontare un fenomeno di immigrazione che rischia di diventare stanziale per il nostro Paese e per la Grecia alla luce, come ricordavo di sopra, della chiusura di fatto di tutte le frontiere tra questi due paesi e il resto d'Europa e mentre langue il piano europeo di riallocazione dei richiedenti asilo, mentre per i migranti economici, sulla base delle normative europee, vige la regola un po' brutale del chi ce li ha se li tiene.

Ma quello che più è cambiato rispetto all'impostazione dei primi anni del Governo Renzi consiste nel fatto che da un approccio che vedeva come l'orticaria il rapporto con le Parti Sociali, in particolare con il Sindacato confederale, un approccio che buttava a mare qualsiasi forma di concertazione e che vedeva il Governo assumersi onori ed oneri della politica economica e sociale, ebbene tutto questo è cambiato negli ultimi mesi con una trattativa vera su una riforma parziale delle pensioni e l'estensione della quattordicesima mensilità ai percettori di pensione fino a mille euro, nonché un'innalzamento della No Tax Area per i pensionati portata allo stesso livello di quella riguardante i lavoratori dipendenti (qualcosa di più di 8 mila euro), portando ad un primo accordo e all'impegno alla prosecuzione del confronto anche nei prossimi mesi.

E qui veniamo al capitolo della politica estera del nostro Paese e che dal 2008 ci vedeva più o meno come comparse di una rappresentazione a regia franco-tedesca e nella quale l'euroscettica ed oggi solo scettica Gran Bretagna giocava un ruolo molto più significativo del nostro, una rappresentazione che ha visto il massacro della Grecia nel silenzio non solo dei nostri partner esponenti di paesi a guida conservatrice, ma anche dei paesi a guida di sinistra o di centro sinistra che sono stati in silenzio mentre la Troika riduceva ampi strati della popolazione greca alla povertà, concedendo prestiti che per la quasi totalità servivano solo a ripagare i grandi creditori, Fondo Monetario Internazionale in testa, rappresentando gli errori del passato degli esecutivi ellenici il fumo negli occhi dei bravi elettori tedeschi.

Ebbene, dopo le elezioni europee di due anni fa le cose sono alquanto cambiate e il Governo italiano, anche forte dell'accresciuto peso nel gruppo dei socialisti e dei democratici, ha ottenuto che il nostro ministro degli esteri, Federica Mogherini, diventasse, frustrando le aspirazioni di Massimo D'Alema, l'alto rappresentante della politica estera dell'UE, mentre il nuovo presidente della commissione, Junker, espressione di una grande coalizione, inserisse il capitolo crescita, accanto a quello perdurante dell'austerità, nel suo programma, via un piano di investimenti da 300 miliardi di euro e che recentemente è stato portato a 600, ma, e forse soprattutto, il presidente del Consiglio ha avviato un braccio di ferro con la Germania che chiede agli altri il rispetto delle regole, ma si ostina a non rispettare il vincolo del 6 per cento sull'avanzo commerciale, critica, al momento, non condivisa, o almeno non apertamente, da nessun altro governo europeo.

Mi fermo qui con un accenno a una cosa che è stata sotto gli occhi di tutti gli italiani a partire dalla notte del 24 di agosto, giorno in cui la terra ha tremato violentemente e ha di fatto raso al suolo Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e Peschiera del Tronto, un sisma che ha fatto poco meno di trecento vittime e ha reso necessario uno sforzo collettivo dei vigili del fuoco, della protezione civile, di appartenenti a tutte le forze dell'ordine nonché, the last but not the least, un gran numero di volontari provenienti da ogni parte d'Italia, tra i quali vanno segnalati friuliani e trentini, così come è stata messa in piedi in poche ore una macchina organizzativa coordinata sul campo dal capo della protezione civile, Francesco Curcio, una macchina che ha operato con grande soddisfazione dei sopravvissuti e senza che da nessuna parte politica venissero mosse critiche all'operato di queste donne e di questi uomini realmente meravigliosi. Il Governo ha individuato in tempi brevi un alto esponente del PD come commissario per la ricostruzione e si tratta di una persona che opera essenzialmente attraverso i fatti e sono convinto che tutto ciò ha colpito me e i miei connazionali più di tanti bei discorsi e di tanti bei programmi, un modo di percepire la realtà che dovrebbe diventare quotidiano e normale, anche se so bene che così non sarà.


1 commento:

veronica nelson ha detto...

Avete bisogno di un prestito? hanno la banca ti ha negato di un prestito, noi siamo qui per aiutarvi finanziariamente, per ottenere il prestito immediato di qualsiasi importo in ogni luogo. La vostra felicità è la nostra priorità. tutto quello che dovete fare ora è a contattarci via email tramite (veronicanelsonloan@gmail.com)