mercoledì 5 ottobre 2016

Bankitalia batte un colpo sugli esuberi bancari


E' stata poco tempestiva BNP Paribas nel porre in estate le sue due condizioni, una al Governo italiano, la seconda all'arcigna Vigilanza della Banca Centrale Europea, per comprare, per il classico piatto di lenticchie, la banca più antica di Italia, quel Monte dei Paschi di Siena che ha da poco un nuovo amministratore delegato ed è sempre più sotto l'influenza di J.P. Morgan Chase, il cui Chief Executive Officer, l'inossidabile Jamie Dixon un uomo sopravvissuto alle prime due ondate della Tempesta Perfetta, ma che si barcamena bene, almeno per ora, anche nella terza, e che parla direttamente con il ministro dell'economia Padoan e con il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, due autorevoli interlocutori cui ha chiesto niente po po di meno che un taglio di 10 mila dipendenti su poco meno di 26 mila, un richiesta che, almeno allora, non era assolutamente digeribile dall'Esecutivo italiano, così come non maggiore fortuna ha avuto l'abboccamento esplorativo con la connazionale Nouy, capo della Vigilanza BCE, per avere un salvacondotto che esentasse la banca francese dal dover fare un sostanzioso aumento di capitale dopo la proposta acquisizione e post fusione per incorporazione di MPS in BNP Paribas.

E sì, perché da allora, pur essendo trascorse solo poche settimane (ma che sono sembrate mesi se non anni agli esausti vertici di molte banche italiane, anche se quelle tedesche non ci scherzano), tanta acqua è passata sotto i ponti  e le dichiarazioni sulla necessità di alleggerire le banche italiane di parte più o meno consistente del loro organico, unita alla richiesta di procedere ad una nuova ondata massiccia di fusioni e acquisizioni sono venute da ogni parte, Draghi ovviamente incluso, ma a parlare in modo più chiaro è stato il Presidente del Consiglio, che, oltre a riaffermare quello che nel frattempo dicevano tutti, ha anche consentito che circolassero dei numeri choc sugli esuberi, quantificati in 150-200 mila unità da tagliare in un decennio su un totale degli addetti al settore a livello nazionale superiore alle 300 mila unità, numeri che dopo una levata di scudi dell'ABI e delle sigle sindacali sono stati smentiti ma intanto erano finiti sui quotidiani, mentre nessuno ha smentito le cifre fornite da alcuni quotidiani e che vedono, nel prossimo triennio uscite per poco meno di 30 mila unità. 

Ebbene la richiesta di BNP era sì immediata ma aveva un'incidenza percentuale molto più bassa di quella prevista dal Governo italiano nel decennio ed ora oltretutto un richiesta su cui era possibile aprire un negoziato sia sulle quantità che sui tempi, ma il vero ostacolo era rappresentato dalla Vigilanza BCE che sta chiedendo aumenti di capitale a destra e a manca, incluso quello riguardante l'UBI cui viene chiesto un aumento di 600 milioni di euro in caso di acquisizione di tre delle quattro Good Banks derivanti dal salvataggio, anche a spese dei creditori, di Banca Etruria e delle altre tre banche in questione, un'eccezione, inoltre, quella richiesta dalla banca francese che avrebbe messo in grande imbarazzo l'ex esponente di spicco della Banca di Francia e oggi numero uno della Vigilanza BCE.

In questo bel dibattito, e dopo le chiarissime parole del Presidente della BCE, Mario Draghi, si è inserito oggi il Direttore Generale della Banca d'Italia, Salvatore Rossi, un uomo che, come lo stesso Governatore Visco, è stato in passato il responsabile del prestigioso Servizio Studi di Via Nazionale,  e che, intervenendo alla tredicesima giornata del risparmio davanti ad una platea di banchieri ed esponenti del mondo sindacale del settore del credito, ha delineato un quadro che vede il taglio dei costi operativi, con particolare riferimento a quelli del personale da realizzarsi attraverso un uso massiccio del Fondo di settore che serve ad accompagnare, sinora, salvo rari casi, su base volontaria, bancari di ogni ordine e grado, un sistema sperimentato negli ultimi decenni con grande soddisfazione di entrambe le parti, ma che presenta costi a carico totale delle banche che le stesse quantificano in media a 200 mila euro per lavoratore messo in esodo ed evidentemente non in grado né di assorbire i numeri, anche nella parte bassa della forchetta, del Governo nel decennio, né di far fronte a quasi 27.500 nel prossimo triennio citati da alcuni quotidiani su probabile input dell'ABI. .

Ma è stato il passaggio successivo di Rossi a far drizzare le antenne di tutti gli astanti, perché di fronte ai numeri che circolano negli ambienti governativi, le associazioni di categoria e nella stessa Banca d'Italia, ha dovuto ammettere che il Fondo potrebbe non bastare e sarebbe quindi necessaria l'individuazione di strumenti legislativi ad hoc per consentire le riduzioni addizionali di personale, misure che, molto verosimilmente, non avranno quelle caratteristiche alla volemose bene dell'ammortizzatore sperimentato in passato, ma quello che tutti hanno capito è che la strada della volontarietà non è più percorribile, un'ipotesi, quella delle uscite obbligatorie che ha già suscitato le prime levate di scudi, anche se è molto difficile che queste proteste troveranno ascolto alla luce delle fosche prospettive del sistema bancario italiano e di quello europeo!

Su questo argomento segnalo du puntate del Diario della crisi finanziaria: "Quanti banchieri e quanti bancari servono in Italia" e la più recente, 26 settembre, intitolata "L'autunno caldo di banchieri e bancari".

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L'autorevole agenzia Bloomberg ha diffuso ieri, citando anonimi funzionari della BCE, che non solo il Quantitative Easing potrebbe non essere prorogato oltre il mese di marzo, ma che è già previsto un piano di atterraggio morbido che prevede la riduzione degli attuali 80 miliardi di euro ad un ritmo di 10 miliardi al mese, un ritmo di riduzione che porterebbe a zero l'intervento espansivo nel mese di novembre del 2017.

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