sabato 15 ottobre 2016

L'intellighenzia italiana sempre alla ricerca di un padrone


Qualcuno tra i lettori del Diario della crisi finanziaria storcerà la bocca rispetto al titolo di questa puntata, pensando che un argomento del genere non ci "cape" con il sommovimento che scuote i mercati finanziari e le economie reali dell'intero pianeta da oramai oltre nove anni, ma spero che chi avrà la pazienza di leggere questo testo fino in fondo capirà che il rapporto tra gli operatori dell'informazione, una parte sempre più corposa dell'ambito culturale più generale, e i protagonisti degli accadimenti economici e finanziari di questi anni  è davvero strettissimo e che molti degli errori compiuti da risparmiatori e investitori prima e durante la Tempesta Perfetta sono scaturiti anche da una informazione e l'opera di opinionisti "neutrali" che non hanno consentito, e tuttora non consentono, quel grado di conoscenza sufficiente per compiere scelte sagge e razionali; mi occupo dell'Italia perché è la realtà che conosco meglio, ma vi assicuro che l'erba del vicino non è così verde, fatta eccezione per alcune inchieste che hanno inferto duri, a volte durissimi colpi a potentissimi leader politici ed economici di tanti Paesi all over the world.

Il tema della subordinazione degli intellettuali al Potere, di qualsiasi natura esso sia, affonda le sue radici agli albori della Storia conosciuta e alla ripartizione del lavoro che vide nascere la categoria dei sacerdoti a fianco di quelle dei guerrieri, degli agricoltori, degli artigiani e chi più ne ha ne metta, una distinzione, cioè, tra chi operava fattivamente e chi doveva il suo sostentamento all'esercizio della religione e al favore del sovrano, ma, poiché sarebbe impossibile partire da così lontano, ho scelto di iniziare da un episodio che riguarda da vicino il nostro Paese ed è quando, alla richiesta perentoria, pena il licenziamento, fatta ai docenti universitari italiani di giurare fedeltà al fascismo solo un numero che si conta sulle dita di pochissime mani ritenne che non fosse possibile coniugare l'insegnamento e la ricerca e l'adesione a priori ad un regime politico totalitario come fu, per oltre un ventennio, il fascismo, una vergogna, per i docenti universitari dell'epoca che fa il paio con la sostanziale assenza di reazioni che vi fu quando vennero allontanati i docenti universitari di fede ebraica, come il nonno di quell'Augusto Graziani che fu il mio relatore di laurea alla fine degli anni Settanta.

Credo sinceramente che, seppur così lontano nel tempo, questo episodio sia la vera base di quel "tengo famiglia" che, secondo uno intellettuale dotato di grande spirito critico italiano, andrebbe inciso a grandi lettere sulla nostra bandiera nazionale, così come l'informazione in quel periodo era tutto meno che l'esercizio del libero pensiero e di una critica anche costruttiva, due elementi che forse avrebbero impedito l'entrata in guerra dell'Italia che avrebbe potuto in questo seguire l'esempio di un paese vicinissimo alla Germania nazista come la della Spagna franchista, della Svizzera e di pochissimi altri Stati europei.

Ma questa abitudine al conformismo  e all'allineamento con i potenti di turno sia politici che magnati dell'economia è transitato pari pari nell'Italia del dopoguerra, periodo nel quale giornalisti e "liberi pensatori" si schierarono di qua e di là ma, in entrambi i casi senza dimostrare quello spirito critico che tanto sarebbe stato necessario per fare sì che l'opinione pubblica non fosse costretta ad aderire ad una visione acritica basata sulla fede cattolica da un lato o sulle fede cieca nel Sol dell'avvenire dall'altra. 

Ed è in questa contrapposizione frontale che allignò il vero male oscuro del nostro Paese e che è rappresentato dalle società segrete, delle quali la Massoneria non è che una delle tante e forse nemmeno la più influente, società nelle quali, come dimostrano gli elenchi della P2, convivevano bellamente  e  pacificamente esponenti di entrambi gli schieramenti, persone che di giorno si scontravano nelle aule parlamentari e che la sera si ritrovavano fratelli nella comune fede massonica, o in associazioni altrettanto segrete di ogni ordine e grado.

Introno ai trenta anni, ho iniziato a collaborare molto assiduamente nelle ore serali dopo il lavoro a quotidiani nazionali, agenzie di stampa, settimanali e mensili scrivendo oltre mille articoli in pochissimi anni, testate prevalentemente di sinistra o di proprietà di editori puri, e vi posso assicurare che vi erano meno ordini di scuderia in questi ultimi che nelle testate che spesso erano a sinistra del PCI, ma quello che mi ha colpito ovunque mi trovassi a collaborare era il fatto che non vi era un direttore, o caporedattore o capo servizio che dicesse esplicitamente quale era la linea editoriale del giornale, in quanto i giornalisti erano sveltissimi a capirla da sé, determinando quel fenomeno di massa che può essere definito autocensura, una malattia che ha afflitto quasi tutti i miei ex colleghi che sono poi rinati quando sono finiti in testate più "borghesi", cosa che mi era stata proibita dai più e vista come un comportamento assolutamente disdicevole.

La mia esperienza di controinformazione nei nove anni da quando è iniziata la Tempesta Perfetta, pubblicando in proprio il Diario della crisi finanziaria, mi ha convinto che c'è uno spazio enorme per chi non si vuole ridurre a fare il velinario e le centinaia di migliaia di visite ricevute dall'omonimo blog e il fatto che le stesse siano state effettuate da oltre cento nazioni mi hanno reso consapevole che questa attività assolutamente pro bono è molto più gratificante che essere uno schiavo retribuito dei poteri più o meno palesi o dei poteri occulti!

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