venerdì 21 ottobre 2016

Il governo aiuta con 600 milioni di euro le banche italiane in cerca di quella che si comprerà MPS!


Nei giorni scorsi, avevo segnalato che Banca Intesa-San Paolo sta studiando il dossier dell'aumento di capitale da cinque miliardi di euro del Monte dei Paschi di Siena al fine di costituire un possibile consorzio di garanzia dell'aumento stesso, aumento a sua volta ancora in alto mare sia per l'improvviso cambio al vertice tra Fabrizio Viola e Marco Morelli che per la quasi assoluta latitanza di possibili sottoscrittori, un cambio al vertice avvenuto mentre si era in piena corsa per l'aumento di capitale e per la cessione di sofferenze lorde per oltre 27 miliardi, una circostanza che avrebbe indotto chiunque a più miti consigli ma non il Governo italiano che si è fattivamente, almeno questo riferiscono le cronache dei giornali, adoperato per l'uscita di Viola e che aveva ricevuto consigli al di qua e al di là dell'Oceano Atlantico per la pronta individuazione del successore nell'amministratore delegato di BofA Merryl Lynch Italia, Morelli appunto, un uomo con un passato in J.P. Morgan, che, con Mediobanca, è advisor dell'aumento di capitale di MPS, ma che è stato anche vicedirettore generale della banca senese proprio negli anni nei quali sono maturate le scelte del duo Mussari-Vigni che l'hanno portata letteralmente sull'orlo del baratro.

Un avvicendamento che è stato visto con sconcerto e con sospetto negli ambienti che contano in Italia e all'estero, anche perché, come dicevo, di risultati nella ricerca dei sottoscrittori dell'aumento di capitale della banca senese gli uomini di Jamie Dixon o quelli di Alberto Nagel di Mediobanca non ne hanno portati né pochi né molti, in realtà, tranne i fantomatici fondi governativi del Qatarclienti della Cassa Depositi e Prestiti, almeno allo stato nessuno, e il consiglio di amministrazione di MPS ha dovuto spostare più in là nel tempo le operazioni sulle quali stava lavorando direttamente Viola, così come la presentazione di quel piano industriale che Morelli renderà noto lunedì prossimo ai sindacati di settore, ma che, stando alle prime indiscrezioni, sarebbe poco più della classica minestra riscaldata.

Sempre nelle ultime puntate del Diario della crisi finanziaria, segnalavo che, dopo la morte di Enrico Cuccia, il ruolo di Mediobanca come crocevia pressoché unico del capitalismo delle famiglie, e del capitalismo italiano tout court, è oramai in netto declino e che il posto della finanza laica viene sempre più insidiato da un triangolo che vede ad un vertice il presidente onorario di Intesa-San Paolo, Giovanni Bazoli, all'altro il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, mentre l'ultimo vertice rimasto è occupato con sempre maggiore autorevolezza da tal Costamagna, un ex Goldman Sachs di cui si dice che sia molto, ma molto ambizioso ed è con ogni probabilità per questo che il ministro dell'Economia, Piercarlo Padoan, ha probabilmente deciso che doveva essere una grande banca italiana ad avvantaggiarsi degli aiuti pubblici diretti o indiretti che sarebbero piovuti sulla banca di Rocca Salimbeni.

Ecco allora spuntare nella Legge di Bilancio uno stanziamento governativo pluriennale di 500 milioni di euro in più anni ( sostanzialmente i prossimi tre), con code nel 2020 2 nel 2021) in favore del Fondo di Solidarietà del settore del credito, quello che ha accompagnato in sedici anni 50 mila bancari di ogni ordine e grado alla maturazione della pensione, a totale carico delle banche operanti in Italia, e che da qualche mese li può accompagnare non più per cinque ma anche per sette anni, sulla scia del famoso accordo Alitalia, e, poiché il settore ha pagato gli ammortizzatori sociali per 200 milioni di euro all'anno senza poterne usufruire, i finanziamenti in parola non potrebbero in alcun modo essere scambiati per aiuti di Stato.

Queste sono notizie ufficiali riprese in un servizio curato per Reuters da Francesca Piscioneri che ci informa anche della spalmatura di questi fondi su un periodo che non è più il triennio di cui si vociferava, ma si estende, come ho appena detto, addirittura fino al 2021, anche se il grosso dei fondi riguarda il 2017-2018-2019, illustrando altresì il meccanismo che vede a carico dello dello Stato 900 euro al mese per ogni dipendente in esodo, mentre i due terzi circa restano a carico dell'azienda di credito che li ha, su base volontaria od obbligatoria è un dettaglio marginale per l'Esecutivo e che comunque si vedrà in seguito, un meccanismo che vedrà decine di migliaia di dipendenti bancari trasferiti per un periodo che va sino a sette anni al Fondo di Solidarietà, non mi è chiaro, non avendo letto il testo governativo, chi si farà carico della contribuzione.

In realtà, secondo i miei calcoli i milioni di euro stanziati sono 600 e, per la precisione, 100 per l'anno che viene, 200 l'uno per il 2018 e il 2019, 100 per il 2020 e briciole non meglio quantificate per il 2021 e che sarebbero il complemento a 100 di quelli stanziati per il 2017 e pareggerebbero appieno i 600 milioni nel triennio pagati a vuoto dalle banche italiane per gli ammortizzatori sociali di cui da sempre non usufruiscono.

Se dovesse essere confermata la notizia di cui parlavo all'inizio e che vedrebbe Intesa-San Paolo costituire il consorzio di garanzia per l'aumento di capitale di MPS, avremmo uno scenario simile a quello che si è aperto per il Fondo Atlante che si è ritrovato sul groppone la Banca Popolare di Vicenza prima e Veneto Banca subito dopo ed è qui che le due operazioni, il finanziamento statale del Fondo di Solidarietà e quella relativa all'aumento di capitale della banca senese si intersecano, senza considerare l'accollo delle sofferenze di MPS al già citato Fondo Atlante, uno scenario che vede Intesa diventare padrone di MPS e che, in questo ipotetico casi, sarebbe pronta a dare il via ad una ristrutturazione complessiva (quindi sia in Intesa che in Monte dei Paschi e relative economie di scala) che vedrebbe in uscita almeno 15-20 mila dipendenti che, in tutto o in parte, verrebbero accolti proprio dal Fondo di Solidarietà, uno scenario che potrebbe vedere protagonisti anche UBI o Unicredit, ma chissà perché non riesco a togliermi dalla testa che, alla fine, la spunterà il duo Bazoli-Guzzetti!

Vorrei essere stato una mosca per vedere la faccia che hanno fatto gli emissari di Jean Laurent Bonafé, Chief Executive Officer di BNP Paribas, quando questa estate hanno capito che la freddezza con cui erano state accolte le avance del colosso creditizio francese già presente in Italia in modo massiccio e relative, appunto, al Monte dei Paschi di Siena, era dovuta in realtà al fatto che il Governo italiano aveva già un soluzione in tasca, o un'idea in testa, per il salvataggio della molto malmessa banca senese.

Non dò mai molta importanza ai movimenti a breve dei titoli in borsa, ma una crescita di poco meno del 30 per cento dell'azione di MPS in sole tre sedute di borsa può essere solo giustificata dalla percezione sempre più diffusa tra gli operatori del fatto che oramai una soluzione per la banca di Rocca Salimbeni è davvero a portata di mano!

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Mi scuso con i lettori perché una bozza non corretta del presente testo è stata pubblicata in automatico dal mio provider all'ora programmata senza che io avessi la possibilità di apportare le modifiche per una corretta interpretazione della puntata e per evitare equivoci che sarebbero inevitabilmente sorti.

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