mercoledì 14 ottobre 2009

BofA inizia a vuotare il sacco!

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Sembra stia per concludersi il lungo braccio di ferro che ha visto impegnate Bank of America da un lato e la Securities and Exchange Commission e il Congresso dall’altro, una svolta che non ha ancora il crisma dell’ufficialità, ma che dovrebbe concretizzarsi nel primo invio di documenti riservati sulla discussa acquisizione della tecnicamente fallita Merrill Lynch, una scelta non del tutto spontanea che è già costata entrambe le cariche al povero Lewis, l’un tempo potentissimo Chairman e Chief Executive Officer di BofA.

A quel che è dato sapere, si tratterebbe per ora di materiale non cruciale per capire cosa è accaduto in quelle convulse trattative, ma è evidente che una volta ceduto sul principio della riservatezza, sarà molto difficile per BofA negare i documenti più interessanti che le verranno chiesti, in particolare quelli sui poco meno di 6 miliardi di dollari di bonus ricevuti dai manager di Merrill Lynch nello stesso trimestre in cui la ex banca di investimenti annunciava una perdita di dimensioni colossali.

Come è già avvenuto nel caso della vendita, sarebbe meglio dire svendita, della gallina d’oro nel trading dei futures sul petrolio da parte di Citigroup, anche in questo caso si vede lo zampino del ministro del Tesoro, Timothy Geithner, uno che non ama troppo apparire, ma che tira spesso le fila anche delle iniziative delle altre Authorities.

Mentre sono in stand by le più volte annunciate riforme delle principali regole del gioco vigenti nel mercato finanziario statunitense e in quello globale, è in corso una ridefinizione dei rapporti di forza tra i governi e le banche globali.

Su un altro versante, la Corte Suprema dovrebbe presto decidere sulla legittimità o meno della condanna ricevuta da uno dei top manager della Enron, Jeff Skilling, l’ex CEO che sta scontando una pena di 24 anni per reati commessi quando era alla guida della società fallita.

Giunti a un passo dalla soglia dei 10 mila punti del Dow Jones, riaffiora un clima di incertezza sul mercato azionario statunitense, mentre il dollaro continua a scivolare nei confronti dell’euro e il petrolio si spinge nell’area dei 74 dollari al barile sulle previsioni di aumento della domanda formulate dall’OPEC, anche se, sempre oggi, è stato diffuso un rapporto che rivela che è dal 2005 due anni prima dello scoppio della tempesta perfetta che è in corso la flessione della domanda dei paesi maggiormente sviluppati.

La pubblicazione dei risultati nel terzo trimestre della Johnson & Johnson conferma le difficoltà dal lato della domanda, con una flessione delle vendite del 5 per cento che non viene controbilanciata dal fatto che è riuscita lo stesso ad aumentare i profitti, che comunque sono cresciuti soltanto dell’uno per cento.

Anche in Europa riaffiorano i dubbi sulla ripresa, anche per il calo a sorpresa di un importante indice tedesco, ma soprattutto perché si inizia a capire che il rafforzamento dell’euro è destinato a continuare e questo certamente inciderà, e non poco, sulle esportazioni del vecchio continente, che già stentano con i livelli di cambio attuali, ma che certamente sarebbero messe ancora più duramente alla prova se si tornasse a quei livelli di 1,60 dollari per un euro già toccati nella prima fase della tempesta perfetta.