martedì 6 ottobre 2009

Draghi mette sull'avviso i banchieri!


Dopo due settimane di dati non proprio entusiasmanti, oggi è stato diffuso l’Index Supply Management relativo al mese di settembre che ha lievemente battuto le attese degli analisti, portandosi a 50.9 rispetto al 50,0 previsto e alla lettura precedente che si fermava a 48,4, il che ha fornito uno spunto rialzista in apertura degli scambi a New York.

Nel frattempo, si è appreso che il Tesoro statunitense ha autorizzato altri tre fondi a partecipare al programma per acquistare titoli tossici, il Public-Private Investment Program, ma i nove fondi privati coinvolte al momento autorizzati, più i quattro in attesa di autorizzazione, e lo stesso ministero guidato da Geithner potranno mettere in campo soltanto 40 miliardi di dollari in luogo dei mille previsti.

Intervenendo ai lavori dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali del G7 in corso a Istanbul, Mario Draghi, nella sua doppia veste di Governatore della Banca d’Italia e presidente del Financial Stability Board, ha confermato che la situazione si sta stabilizzando anche grazie alla Cina e ad altri paesi asiatici, ma che le prospettive sono quanto mai incerte e che, con ogni probabilità, la ripresa sarà lenta e fragile.

In linea con quanto affermato da altri suoi colleghi, i ritmi prevedibili della ripresa non consentiranno di assorbire la disoccupazione, che dovrebbe continuare a crescere ancora per qualche tempo, una circostanza che peserà certamente sia sul clima delle aspettative, sia sui livelli della domanda effettiva.

Pur valutando il sistema finanziario globale più forte e solido di quanto fosse nel mese di marzo, Draghi ha comunque ammesso che persistono situazioni di difficoltà dovute a pesanti immobilizzazioni nei conti di banche e di altre entità protagoniste del mercato, un riferimento che è riferibile sia ai titoli più o meno tossici della finanza strutturata che ai crediti a vario titolo problematici, immobilizzazioni che includono più o meno metà dei 3.400 miliardi di dollari di perdite che non sono state ancora contabilizzate come perdite, un ritardo che riguarda in particolare le non banche (fondi pensione, fondi di investimento, compagnie di assicurazione ed hedge funds) e le banche europee.

Con grande abilità diplomatica, il Governatore si è smarcato dalle domande dei giornalisti sulle polemiche dichiarazioni del per la terza volta ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, nei confronti dei due maggiori gruppi creditizi italiani che hanno di recente reso nota la loro indisponibilità a utilizzare i Tremonti Bonds, dichiarando di avere più volte invitato le banche a farvi ricorso, ma che la valutazione finale sullo strumento più utile per rafforzare il capitale resta di pertinenza degli organismi decisionali delle banche stesse, mentre alla Banca d’Italia spetta il compito di valutare l’adeguatezza o meno dei fondi patrimoniali.

Ma la parte più interessante del discorso di Draghi è quella legata ai timori nutriti dalle banche sulle nuove regole che dovrebbero essere introdotte per evitare il rischio del ripetersi di situazioni come quelle che hanno determinato la tempesta perfetta, timori che ha avuto buon gioco a definire prematuri in quanto le nuove regole, pur essendo state delineate in linea di massima nei quattro documenti presentati dal FSB all’ultimo vertice del G20, sono ancora ben lungi dall’essere state approvate.