lunedì 12 ottobre 2009

L'inesorabile declino del biglietto verde! (2)


Il numero di oggi di Affari & Finanza del quotidiano la Repubblica dedica le prime quattro pagine alla crisi prossima ventura del dollaro, un argomento sul quale ho scritto una puntata del Diario della crisi finanziaria apparsa lo scorso 9 settembre che anticipava buona parte dei ragionamenti espressi nei servizi citati e della quale pubblico oggi ampi stralci, anche se, ovviamente, i valori di riferimento sono nel frattempo cambiati.

La novità è l’indiscrezione del quotidiano britannico Indipendent su incontro tra i rappresentanti di Brasile, Cina, India e Russia con i più importanti paesi esportatori di petrolio e la Francia, notizia per ora smentita soltanto dall’Arabia Saudita e il Kuwait, un incontro nel quale si sarebbe discusso della individuazione di un paniere di valute che soppianterebbe in prospettiva il dollaro quale principale mezzo di pagamento e riserva valutaria, anche se, ovviamente, bisognerà vedere quale sarà la vera posizione della Cina che tuttp può volere meno che un crollo verticale della valuta statunitense.

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Era davvero tanto tempo che il dollaro non scivolava nei confronti dell’euro come è accaduto ieri, una flessione che ha reso necessari 1,45 dollari per ottenere un euro e che ha consentito all’oro di passare la barriera dei 1.000 dollari e al petrolio di riportarsi al di sopra dei 70 dollari al barile, tutte variazioni che è difficile non collegare alla recente dichiarazione dei ministri economici e dei banchieri centrali del G20 sulla assoluta inopportunità di invertire la rotta rispetto ai piani di stimolo delle economie dei rispettivi paesi, così come sembra molto di là da venire la politica dei tassi ai minimi storici e le maxi iniezioni di liquidità in favore del sistema bancario.

E’ del tutto evidente l’implicazione di tale decisione, che certamente verrà avallata dal prossimo summit dei capi di Stato e di governo del G20 che si svolgerà negli USA, sul valore esterno della valuta statunitense, un valore che non potrà non essere fortemente influenzato da un deficit pubblico per l’anno fiscale in corso pari o superiore ai 2 mila miliardi di dollari e da un debito pubblico che rischia di superare, in un breve volgere di tempo, lo stesso prodotto interno lordo a stelle e strisce, una spirale micidiale che non potrà non influenzare pesantemente anche il 2010 e il 2011, cosa della quale non possono non tenere conto i detentori esteri di dollari e di titoli denominati in tale valuta che continua a fare la parte del leone nelle riserve valutarie mondiali.
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Certo, siamo ancora lontani dai minimi toccati nella prima fase della tempesta perfetta, quando il per un euro occorrevano 160 dollari e bastavano appena 85 yen per ottenere un dollaro, ma la strada di un declino ulteriore della valuta statunitense appare chiaramente segnata e non è chiaro per quanto tempo continuerà quel sostegno internazionale da parte dei paesi che hanno tutto da perdere da un avvitamento del biglietto verde.

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Come è evidente, davvero poco è cambiato rispetto a più di un mese fa, ma quello che vi è di diverso è che il biglietto verde, sia sotto forma di depositi che di titoli di stato, sembra bruciare sempre più tra le mani dei paesi che ne detengono ingenti quantità e che non vogliono assolutamente rimanere con il cerino acceso in mano!