Indifferenti, anzi negativi in chiusura, alle notizie provenienti mercoledì dal mondo della politica, i tre principali indici azionari statunitensi hanno salutato ieri sin dall’apertura con vivaci rialzi il quantitative easing II deciso da Bernspan e compagni, con la sola eccezione del presidente della Fed di Kansas City, Thomas Hoenig che ha sostenuto che i rischi derivanti da questa seconda manovra superano i benefici.
In buona sostanza, la Federal Reserve ha annunciato che acquisterà titoli di stato a stelle e strisce per 900 miliardi, di cui 600 miliardi da ora ad agosto, quantità in linea con le attese del mercato, ma la vera sorpresa è rappresentata dal fatto che i nove decimi di questa somma saranno utilizzati per acquistare scadenze inferiori a quella decennale e trentennale su cui ci si aspettava che concentrasse la sua attenzione.
Per capire cosa potrà accadere è utile soffermarsi sugli esiti della manovra precedente, consistente in acquisti per 1.700 miliardi di dollari di titoli di stato, prevalentemente a lunga e lunghissima scadenza, acquisti effettuati in piena tempesta perfetta e che non hanno indotto, nonostante i tassi di interesse bassissimi gli incrementi desiderati nella spesa per investimenti e, men che meno, in quella per consumi.
Quel primo tentativo di quantitative easing avveniva nel corso di quella che molti chiamano la Grande Recessione, per cui uno dei rischi maggiori connessi a manovre del genere, un’impennata dei prezzi al consumo, era chiaramente poco probabile, mentre, allora come ora, non è da escludere la formazione di una bolla speculativa nel mercato dei titoli di stato e abbiamo visto che effetti può avere il formarsi di una bolla, ad esempio quella che ha riguardato fino al 2006 il mercato immobiliare e il correlato mercato dei mutui, un mercato quest’ultimo che ha dimensioni gigantesche, aggirandosi sugli 11.000 miliardi di dollari
Quello che colpisce nel comunicato della Fede che, a sedici mesi dall’avvio ufficiale della ripresa negli Stati Uniti d’America, che “il ritmo della ripresa sia nel settore della produzione che in quello dell’occupazione continua ad essere lento”, una frase che fa giustizia in un colpo solo degli ottimisti a un tanto al chilo.
Quello che è mancato nella prima manovra della Fed e che molto probabilmente mancherà anche in quella avviata ieri è rappresentato dal fatto che i titoli sono stati acquistati dalle banche nella speranza, poi mostratasi in gran parte vana, che queste avrebbero girato questa liquidità aggiuntiva ai richiedenti prestiti o mutui, cosa che è avvenuta in minima parte, almeno a vedere dall’impennata verificatasi nel contempo dei mercati dei derivati!
Di questo clamoroso errore ha fatto le spese Obama, ma in questo verrebbe da dire ben gli sta, avendo più volte rinnovato la sua fiducia a quel Timothy Geithner che ha partecipato ai salvataggi delle banche insieme a Bernspan e a Henry Paulson.