Sotto accusa sono i cosiddetti analisti indipendenti mentre il grosso della clientela sarebbe costituito da decine di hedge funds e mutual funds che venivano riforniti di notizie sensibili che permettevano loro di, come si suol dire, giocare sul sicuro, in particolare su operazioni di takeover riguardanti il settore sanitario, quello tecnologico e imprese di altri settori.
Un gran jury federale riunito a New York avrebbe già esaminato le prove raccolte e si appresterebbe a convocare le persone inquisite entro la fine dell’anno e solo allora sarà possibile capire le dimensioni del fenomeno e quali tipo di accuse verranno mosse agli individui e alle società coinvolte nella vicenda.
La notizia ha fatto il giro dei siti americani, veicolata da un breve articolo della Associated Press che si limita a riportare i punti salienti dell’articolo del Wall Street Journal, anche perché è a tutti noto che il fenomeno della propagazione di notizie non di pubblico dominio ai clienti è particolarmente diffuso e che i fatti sotto indagine non sono che la punta di un iceberg di dimensioni ragguardevoli.
In una puntata del Diario della crisi finanziaria dell’anno scorso, avevo già riportato le notizie dell’indagine che allora sembrava incentrata sulla sola Goldman Sachs, entità nella quale i traders limitavano l’invio di notizie riservate riguardanti operazioni della banca solo ad una parte dei grandi clienti.
Venendo da questa parte dell’Oceano Atlantico, vi sarebbe un'intesa di massima tra i ministri delle finanze dell'Unione europea per concedere un finanziamento tra gli 80 e i 90 miliardi di euro alla repubblica irlandese, finanziamento che avrebbe durata triennale ad un tasso intorno al 5 per cento.