Il salvataggio dell’Irlanda, sarebbe meglio dire delle banche irlandesi già statalizzate e di quelle in via di esserlo, rappresenta un salto di qualità rispetto alla ‘colletta’ a suo tempo organizzata dai paesi dell’Unione europea con il concorso generoso del Fondo Monetario Internazionale, in quanto il fondo di salvataggio è stato istituito soltanto dopo.
Il salto di qualità è rappresentato dalla destinazione specifica di parte delle somme previste, 35 miliardi di euro sui complessivi 85, alle banche, mentre il resto verrà utilizzato per la riduzione del deficit che attualmente viaggia intorno al 32 per cento del prodotto interno lordo, ma è anche la prima applicazione al fondo di salvataggio previsto dai sedici paesi dell’eurozona, un applicazione onerosa in quanto il tasso previsto è del 6 per cento, più del 5,25 spuntato dalla Grecia, ma sensibilmente inferiore all’attuale rendimento dei bond decennali irlandesi.
Il finanziamento è suddiviso in tre parti uguali tra il fondo di salvataggio, il bilancio dell’Unione europea e il Fondo Monetario Internazionale, ma a queste somme si aggiungeranno prestiti bilaterali concessi dalla Gran Bretagna, dalla Svezia e dalla Danimarca.
A garanzia del prestito, anche questa è una novità, verranno messe le riserve dei fondi pensione irlandesi per un ammontare di 16,5 miliardi di euro, un’altra via per colpire i cittadini, una volta come contribuenti e la seconda come futuri pensionati, ma aggiungerei anche una terza, come destinatari di un welfare che sarà drasticamente ridimensionato dal piano di tagli e aumenti delle tasse presentato in questi giorni da un Premier che può già essere definito uscente.
Gli unici a sorridere in questa specie di tragedia sono gli imprenditori che, nonostante le pressioni dei partner europei, vedono mantenuta al 12,5 per cento la corporate tax, anche se fossi in loro mi preoccuperei della domanda interna che dovrebbe risentire e non poco delle conseguenze dei tagli al welfare state!
Ma i tedeschi e i francesi non mollano la presa sulla loro proposta di rendere permanente il fondo di salvataggio, raddoppiandone le risorse rispetto ai 444 miliardi di euro attuali, prevedendo inoltre la partecipazione dei privati e la ristrutturazione dei bond delle entità pubbliche o private entrate in difficoltà.
Per ora si tratta soltanto di proposte che dovranno raccogliere il consenso degli altri quattordici paesi membri dell’Eurogruppo, ma resta certo, invece, il prolungamento di quattro anni, da sei a dieci, del prestito in favore della Grecia.
Quello che è altrettanto certo è l’effetto deflattivo che i piani di austerità avranno su Grecia e Irlanda, così come effetti depressivi eserciteranno i piani degli altri paesi che vorranno mettersi in regola con i parametri previsti dal trattato di Maastricht.
I mercati azionari europei, dopo un’iniziale salita, hanno girato decisamente in rosso, in particolare quello italiano dopo che il differenziale tra BTP e Bund si è portato a 201 punti base!