Finora non si sono viste le file agli sportelli delle maggiori banche irlandesi come accadde nell’estate del 2007 di fronte a quelli della poi nazionalizzata Northern Rock, un po’ perché la maggior parte di esse sono state già nazionalizzate, mentre per Bank of Ireland si pensa lo sarà molto presto, di fatto o di diritto ancora non si sa, per ora si assiste alla fuga degli azionisti che vendono a rotta di collo portando verso lo zero le quotazioni che già la settimana scorso era ridotte a poche decine di centesimi di euro.
Le dichiarazioni di martedì del ministro delle finanze tedesco, Schauble, e ancor più quella della Cancelliera, Angela Merkel, hanno affondate le borse al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico, ma anche quelle asiatiche di ieri mattina, una drammatizzazione propria degli esponenti politici tedeschi, seguita a stretto giro di posta dal downgrade di Standard & Poors, da AA ad A, sul debito irlandese.
Secondo il numero due del Fondo Monetario Internazionale, John Lipsky, le rinnovate turbolenze nei mercati europei del debito potrebbero contagiare l’economia reale, così come la ritrosia di fronte all’acquisto di debito sovrano potrebbe espandersi anche verso altre regioni, attraverso maggiori costi della raccolta,, una stretta (sic) del credito e un’inversione di tendenza nei flussi di capitale, per non parlare dei drammatici effetti sulle finanze pubbliche dei paesi colpiti.
Come insegnava John Maynard Keynes, quando i mercati si orientano in senso negativo, quello che conta non è il valore vero dei titoli scambiati quanto il modo di pensare degli operatori, un modo che raramente è improntato a razionalità e sangue freddo.
Il balletto in corso nel governo irlandese, con il premier che vorrebbe restare sino a che la manovra di austerità venga approvata e l’opposizione e pezzi della sua maggioranza che vorrebbero arrivare ad elezioni anticipate prima di Natale rende ancor più risibile l’analogo balletto in corso in Italia, dove, per paura dei mercati e degli organismi sopranazionali, sembra sia impossibile aprire una crisi di governo di fatto già esistente.
Se decideranno di sparare sull’Italia, gli speculatori lo faranno sia che ci sia un governo Berlusconi con una maggioranza risicata e che va sotto un giorno sì e l’altro pure, sia se ci sarà un governo istituzionale, sia che si vada al voto anticipato!
Le dichiarazioni di Lipski fanno invece pensare che sia iniziato l’allarme per il debito sovrano dei new comers dell’Unione europea, paesi sulle sorti dei quali si è steso un velo di silenzio almeno da un anno a questa parte, un default dei quali avrebbe conseguenze per le banche dei paesi europei più forti che sono presenti in forze e con investimenti di non poco conto.
Per quanto riguarda invece il confronto tra la bellicosa Corea del Nord e l’industriosa Corea del Sud, penso, a costo di essere smentito, che tutto si risolverà come sempre in un nulla di fatto, dopo l’intervento di Stati Uniti e Cina.