Ieri è stato un grande giorno per gli Stati Uniti d’America, in quanto la General Motors risorta dalle ceneri del percorso fallimentare ha effettuato la più grande IPO a Wall Street, collocando 546 milioni di azioni ad un prezzo compreso tra i 31 e i 33 dollari, con una domanda superiore all’offerta e che garantirà una cifra intorno ai 20 miliardi di dollari per la quota di azioni che metterà a disposizione dell’operazione.
Lo Stato è uscito con profitto dai prestiti fatti alle grandi banche per 9 miliardi di dollari, mantiene una quota di tutto rispetto in Citigroup, ha il 55 per cento di Gmac, il 92 per cento della disastrata AIG e la totalità delle azioni di Freddie Mac e Fannie Mae, anche se sarà molto difficile che realizzerà profitti dalle ultime tre entità considerate.
E’ certo, anzi, che il Tesoro dovrà concedere ulteriori finanziamenti sia a Fannie Mae che a Freddie Mac, dei quali garantisce inoltre a piè di lista l’enorme debito, così come, al di là delle rilevanti dismissioni in corso, non è escluso che debba rifinanziare anche l’AIG.
Per avere un’idea della situazione basti pensare che sono ancora da restituire 180 miliardi di dollari dei 388 miliardi a suo tempo concessi e che, nel solo settore bancario, ci sono 590 entità che hanno ricevuto i finanziamenti previsti dal TARP e che devono ancora restituire somme per 38 miliardi di dollari, restituzione che richiederà tempi molto lunghi.
Questi interventi diretti o indiretti dello Stato nel capitale di banche, compagnie di assicurazione, finanziarie, case automobilistiche ha portato a una revisione profonda del rapporto tra Stato e mercato in un paese, come gli Stati Uniti d’America, che aveva fatto della separazione tra queste due entità una sorta di religione, un credo quasi bipartisan che è stato spazzato via dagli alti marosi delle tempesta perfetta.
Attualmente decine di dipendenti del Tesoro siedono in consigli di amministrazione di banche, compagnie di assicurazione, case automobilistiche, mentre altri loro colleghi sono impegnati nelle sale operative di grandi banche per evitare che si ripetano modus operandi come quelli che hanno portato alla più grave crisi finanziaria dalla fine del secondo conflitto mondiale.
Nel frattempo, la Federal Reserve ha comunicato alle 19 maggiori banche ed entità finanziarie operanti negli USA che le sottoporrà nuovamente agli oramai famosi stress test e che solo quelle che li supereranno avranno la possibilità di aumentare i dividendi concessi agli azionisti, mentre quelle per le quali l’esito sarà negativo dovranno procedere alle opportune ricapitalizzazioni!
Venendo all’Europa, non erano ancora iniziati i colloqui con la delegazione formata da esponenti della Unione europea, del Fondo Monetario Internazionale e della BCE, che già il governatore della banca centrale irlandese parlava di finanziamenti per decine di miliardi di euro, una notizia che ha spinto l’euro nell’area degli 1,36 dollari e le borse di tutto il mondo al rialzo.