lunedì 15 novembre 2010

L'Irlanda e i parenti serpenti!

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Ovviamente, il consesso dei venti capi di Stato e di governo riuniti a Seul non è stato in grado di approvare il piano di Timothy Geithner che aveva come obiettivo la creazione di un sistema volto a dissuadere i singoli Stati dal superare la soglia del 4 per cento, ma ha dato, invece, il via libera alle nuove regole per la finanza proposte, a nome del Financial Stability Group, dall’italiano Mario Draghi, che dell’organismo è da tempo il presidente oltre a essere il Governatore della Banca d’Italia.

Strapazzati, tranne il duo giapponese, da un formidabile jet lag, i grandi della terra hanno, come capita sempre a Bernspan, dimostrato di essere un passo indietro agli eventi che sono rappresentati non solo dall’immensa questione cinese, ma anche dal riesplodere della necessità di procedere a un nuovo bailout in favore dell’Irlanda, dopo di che il mercato inizierà a prendersela prima con il Portogallo e poi con la Spagna, o con tutte e due nello stesso tempo, al che non resterà che mettere sotto tiro i BTP italiani, in particolare se la crisi politica sarà deflagrata, mentre nel frattempo il differenziale del decennale italiano con il bund di pari scadenza si è portato ancora più vicino ai 300 punti base.

Come facevo notare nella puntata del Diario della crisi finanziaria dedicata al tiro al piccione che gli investitori stanno facendo nei confronti dei titoli di stato irlandesi, il governo di quel paese ha messo mano alla scure, tagliando le spese e aumentando le imposte, e altrettanto si è impegnato a fare nei prossimi tre anni, una situazione ben diversa da quella della Grecia, rea di spesa facile e, addirittura, di falsificazione dei conti, pubblici si intende!

Portare a quasi 700 punti base il differenziale con i titoli tedeschi di un paese che si sta già dando le sanzioni da solo può apparire strano, ma lo è solo in apparenza in un mercato finanziario che non ha smesso di assomigliare a un immenso casinò a cielo aperto e, non me ne voglia l’ottimo presidente del Financial Stability Group, ma non credo che le nuove regole cambieranno più di tanto questa situazione!

Immaginate per un momento che, come vaneggia in questi giorni il nostro presidente del Consiglio, si imponga un margine del 50 per cento in contanti nella vendita allo scoperto di un titolo, di una commodity o di un’azione, questo non modificherà di molto l’appeal dell’operazione quando in poche sedute si può portare, soprattutto se questo è il.sentimento comune, a valori di assoluto realizzo.

Il Wall Street Journal suggerisce, in un ampio reportage, al governo irlandese di non fare ricorso al fondo istituito dai paesi dell’eurogruppo, a tassi di interesse del 5,5 per cento, ma di utilizzare la facilitazione possibile presso il Fondo Monetario Internazionale, dove spunterebbe tassi pari a meno della metà di quello richiesto dai partners che battono euro.

E’ sempre vero il detto che dice “dagli amici mi guardi Iddio che dagli altri mi guardo io”!