sabato 3 maggio 2008

Bernspan convince la BCE e la Banca Nazionale Svizzera ad aiutarlo ad allargare le porte della sua mega discarica di titoli della finanza strutturata

Mentre si sta rischiando un vero e proprio ingorgo postale negli Stati Uniti d'America, con letterine rosa annuncianti licenziamenti che pervengono allo stesso destinatario insieme alla lettera governativa che contiene l'assegno di rimborso fiscale previsto dal piano straordinario per 168 miliardi di dollari votato a tambur battente dai congressisti di entrambi gli schieramenti in entrambe le camere elettive su proposta del duo Bush-Paulson e, semmai, assieme anche alla lettera della banca che annuncia l'avvio delle procedure d'esproprio di quella casa che continua ad essere l'elemento fondante dell'American Dream, Bernspan sembra proprio non sapere più a che santo appellarsi per contrastare l'economic meltdown che appare, ogni maledetto giorno che passa, di proporzioni veramente inarrestabili.

E' la tempesta perfetta, ragazzo! verrebbe proprio di dire a lui ed ai suoi complici che, dopo aver tagliato il tagliabile in termini di tassi a loro disposizione, aver accettato di tutto e dipiù nelle più maleodoranti discariche di titoli della finanza strutturata che, al pari della monnezza del napoletano, più ne tiri giù e più ne mandano sù i capaci camion delle Investment Banks e delle banche più o meno globali che, da molti mesi a questa parte, applicano l'esausto sportello della Fed di New York a botte di miliardi di dollari al giorno per ciascuna delle molteplici e variegate entità che popolano l'immenso mercato finanziario globale, dorsale fondamentale dell'ancora più vasto mercato finanziario globale.

Eh già, perché lo sfortunato professore di economia di Princeton e, per sua somma sfortuna, erede da non molto tempo del suo quasi eterno predecessore e Maestro, Alan Greenspan, ha dovuto compiere le mitiche sette fatiche di Ercole e consumare le proverbiali sette camicie per convincere un riluttante Jean Claude Trichet e un veramente disperato presidente della Banca Centrale Svizzera a mettere mano al portafoglio ed in dollari per aumentare del 50 per cento la già consistente dose fornita di ossigeno fornita ai banchieri operanti negli USA, allo scopo di poter accettare, quasi fossero ancora roba buona e non pezzi di carta che non valgono l'inchiostro e la carta medesima su cui sono stampati, quei titoli della finanza strutturata partoriti dalle fervide menti degli apprendisti stregoni delle fabbriche prodotto delle Corporate & Investment Banking delle banche più o meno globali e dalle molto più sofisticate menti dei loro colleghi operanti in quelle CIB delle CIB rappresentate dalle Investment Banks, un aumento della capacità ricettiva dai 100 miliardi di dollari di aprile ai 150 miliardi previsti nelle aste di maggio.

Non mi chiedo, e vi invito, per la vostra stessa salute mentale, a non chiedervi che cosa sarebbe mai accaduto delle suddette banche di investimento e commerciali , ove tali dosi giornaliere, via via più massicce, non vi fossero state, anche perché ricordo a me stesso ed ai miei pochi ma affezionati lettori che , pur in presenza di questa attività effettuata a ritmi che fanno impallidire quelli dei pusher portoricani dei quartieri più degradati delle periferie delle metropoli americane, l'orso di Stearns è finito a zampe all'aria nel corso di una sola, seppur lunghissima notte, ed i fratelli Lehman non hanno fatto la stessa alquanto miserevole fine solo perché il mercato interbancario ha mantenuto i nervi saldi dopo che, in una e-mail, una banca indonesiana aveva prescritto ai suoi operatori di non trattare più con l'importante Investment Bank con sede a New York (USA), altrimenti le Big Five, sarebbero divenute, nel gior di meno di una settimana, Big Three.

Nonostante la sua più che spiccata attitudine a stare ampiamente dietro la curva dei rendimenti e dietro l'intero mercato, il nostro Bernspan, come ho avuto modo di ricordare ieri, ha ormai il caricatore della pistola del tutto scarico, anche perché non ha avuto dubbi a sparare un taglio di 125 punti base in soli otto giorni nel mese di dicembre dell'ormai lontanissimo 2007, mentre, nei mesi normali, tagliava soltanto di 75, massimo 100, punti base, con il piccolo ma molto spiacevole corollario rappresentato dal persistere dello stato di coma alquanto profondo delle quotazioni azionarie di tutto quanto si trovi ad evere un legame, seppure indiretto, con il mercato finanziario.

Sarà perche, a furia di seguire le bugie in diretta pronunciate dagli attori del mercato finanziario e da quei loro manutengoli saldamente assisi sulle loro poltrone di presidenti di banche centrali o di ministri economici dei paesi più o meno industrializzati, ho iniziato a non fidarmi molto degli andamenti dei listini azionari, dei cambi sui principali cross, nonché delle stesse quotazioni delle materie prime, mi trovo a suggerire un qualche nesso tra i 50 miliardi di dollari circa forniti a Bernspan dai suoi colleghi europei ed il miracoloso rafforzamento del dollaro, contro euro e yen, realizzatosi negli ultimi due giorni, anche perché ho il sospetto che Trichet ed il suo collega svizzero, che pure di dollari ne hanno a bizzeffe, siano andati a reperirli sul mercato e che lo abbiano fatto a tranche megagalattiche, con gli "yours!" che si sprecavano e di poveri dealers che quasi non credevano a quello che vedevano sui loro screens.

venendo alle cose serie, rappresentate dal Non Farm Payrolls, dal tasso di disoccupazione e dal livello dei salari negli Stati Uniti, tutti con riferimento all'appena trascorso mese di aprile, credo proprio che l'unico servizio che posso fornire ai miei lettori consiste, come sto peraltro facendo da quasi nove mesi, nell'aiutarli a leggere i dati nel solito modo non convenzionale, ricordando, ad esempio, che la parte manifatturiera e reale dell'economia ha perso altri 134 mila posti di lavoro, che divengono solo 20 mila solo considerando le ulteriori e massicce assunzioni operate dal settore pubblico, che i disoccupati sarebbero calati dal 5,1 al 5,0 per cento (ma che questo dato è fornito da una rilevazione separata e considerata dagli esperti meno attendibile di quella sull'occupazione), mentre è certo che le paghe orarie sono cresciute di uno striminzito 0,1 per cento che diviene -0,2 ove lo stesso dato sia espresso in termini reali: proprio un quadro confortante per gli sviluppi prossimi venturi, non c'è proprio che dire.


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