martedì 10 febbraio 2009

Biasi nega mezzo miliardo di euro a Profumo!


La notizia anticipata da un quotidiano tedesco nel fine settimana è di quelle da fare tremare i polsi e riguarda la possibilità che le due principali banche svizzere potrebbero avere perso nel quarto trimestre del 2008 29 miliardi di franchi svizzeri, dei quali ben 21 miliardi farebbero capo al colosso creditizio UBS, mentre le perdite del Credit Suisse sarebbero di “soli” 8 miliardi di euro.

La reazione di UBS alle nuove colossali perdite consisterebbe in un ulteriore taglio di 8 mila dipendenti, un downsizing che fa seguito a quello precedente che ha eliminato 9 mila dipendenti, per lo più concentrati nella divisione di Corporate & Investment Banking, in particolare nelle sedi di Londra e New York, misure molto drastiche che si sono accompagnate ad un taglio dell’80 per cento dei bonus e che rafforzano le voci di una possibile uscita, peraltro oggi smentita, di UBS da questo comparto di attività, come aveva a suo tempo chiesto in una sua missiva al vertice della banca l’ex Chief Executive Officer Luqman, mentre, secondo la stessa fonte giornalistica tedesca, il credit Suisse non dovrebbe procedere a licenziamenti.

In attesa di conferme ufficiali alle indiscrezioni giornalistiche, i mercati sembrano fare fatica a trovare una chiara direzione, anche a causa delle incertezze sulla tempistica e sull’effettiva dimensione del piano di rilancio fortemente voluto dal nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, ma che resta ancora impantanato tra le sabbie mobili del Senato a causa sia della perdurante ostilità dei membri facenti capo al partito repubblicano, che delle divisioni esistenti tra gli stessi senatori facenti capo al partito democratico.

La chiusura negativa del principale indice azionario giapponese ben fotografa il clima di incertezza, mentre qualche respiro ai listini europei è venuto dalla notizia ufficiale della convocazione di un vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dei ventisette paesi membri dell’Unione europea, un incontro nel quale Francia e Germania dovrebbero ufficializzare il loro nuovo piano per fare fronte agli effetti della tempesta perfetta che oggi compie i suoi primi diciannove mesi di vita, un piano del quale non si conoscono ancora gli esatti contorni ma che è stato anticipato dagli aiuti di Stato per 6 miliardi di euro che il governo francese ha concesso oggi ai due principali gruppi automobilistici francesi, una misura che fa seguito a un ammontare analogo di risorse già fornito in favore del settore automobilistico sotto forma di sostegni pubblici alla rottamazione.

Sempre in tema di automobili, la Nissan ha reso noto di prevedere una perdita per poco meno di 3 miliardi di dollari per l’anno fiscale che si chiude a marzo e di avere deciso di tagliare la propria forza lavoro di 20 mila unità, pari all’8,5 per cento degli occupati della casa automobilistica giapponese a livello mondiale, una notizia che contribuisce a gettare un ombra lugubre sulle prospettive del settore dopo la maxi perdita resa nota qualche tempo fa dalla Toyota.

Non si sa se per effetto della lettera ricevuta dal per la terza volta ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, o per ritorsione contro il mancato accoglimento della sua proposta di avere un presidente italiano per Unicredit Group, sta di fatto che Paolo Biasi, presidente della fondazione Cariverona, ha reso noto in zona Cesarini che l’ente da lui presieduto non sottoscriverà il prestito obbligazionario convertibile, cosa che si era suo tempo impegnato a fare per la certo non modica cifra di 500 milioni di euro, somma che dovrebbe essere garantita dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e dai soci libici, una di quelle notizie a proposito delle quali tutto verrebbe da dire meno che quello che è trapelato da quel quartier generale di Piazza Cordusio che assomiglia sempre di più a un fortino assediato dove iniziano a scarseggiare i viveri e anche l’acqua!

Il rapido rimpiazzo della maxi tranche di Cariverona da parte dei due azionisti volenterosi ha comunque sospinto verso l’alto la quotazione dell’azione di Unicredit Group che attualmente si mantiene intorno a 1,40 euro, un valore che continua ad essere pari al 45 per cento di quello fissato a carico degli azionisti che hanno sottoscritto pro quota l’aumento di capitale, come Cariverona ha fatto per 195 miliardi di euro che, almeno ad oggi, ne valgono più o meno 89, una perdita mark to market che certo non giova a un ente che vede oltre il 90 per cento del suo patrimonio investito nel settore bancario.

In più di una puntata del Diario della crisi finanziaria ho sottolineato che, a quasi quattro mesi dal vertice dei capi di Stato e di governo dei paesi membri dell’Unione europea e dalle misure annunciate da Berlusconi e Tremonti a difesa dei legittimi interessi dei risparmiatori, continua a non esservi traccia dei famosi interventi pubblici a sostegno delle banche, anche se il relativo stanziamento è stato nel frattempo ridotto a 12 miliardi di euro e l’Associazione Bancaria Italiana continua a cercare di modificare le clausole invero un po’ vessatorie imposte da Tremonti.

D’altra parte, era evidente a tutti che Tremonti non avesse per nulla gradito l’intervento congiunto del Presidente del Consiglio e di Gianni Letta volto a mitigare la sua iniziale impostazione sull’intervento pubblico a sostegno delle banche, così come era chiaro che la sua risposta sarebbe consistita in quella che ho più volte definito la strategia della tela di Penelope, convinzione che in me si è rafforzata ascoltando dalla viva voce del ministro, intervistato di recente da Fabio Fazio per Che tempo che fa, le stesse frasi alquanto minacciose indirizzate in ottobre rispetto al comportamento dei banchieri, frasi del tipo :”se uno ha sbagliato o va a casa o va in galera”, che saranno anche meno dure di quelle che nel frattempo ha indirizzato al Governatore della Banca d’Italia e al Financial Stability Forum da questi presieduto, ma che certo non sono suonate amichevoli a Piazza del Gesù, sede dell’ABI!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ .