martedì 10 febbraio 2009

Barack Obama umilia in diretta televisiva l'opposizione repubblicana!


Abituati come siamo alle montagne russe sui mercati azionari di tutto il mondo, faceva impressione vedere ieri i tre principali indici azionari statunitensi trattenere letteralmente il respiro oscillando poco intorno allo zero, situazione che si è ripetuta stamane in Asia e che testimonia l’attesa per quello che si profila oramai come uno scontro al calor bianco tra il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America e l’opposizione repubblicana al Senato, accusata in prime time da Obama di voler continuare a giocare sulla pelle dei cittadini americani alle prese con i micidiali effetti della tempesta perfetta che oggi entra nel suo ventesimo mese di vita senza aver perso in alcun modo la sua dirompente forza distruttiva.

Una dimostrazione della pasta di cui è fatto il giovane nuovo inquilino della Casa Bianca la si è avuta poche ore prima della sua prima conferenza stampa dalla prestigiosa magione che occupa da poco più di venti giorni, con il viaggio lampo in una cittadina che ‘vanta’ la maggior percentuale di disoccupati della nazione americana, un micidiale 15 per cento, un dato pressoché triplicato da quello che era solo dodici mesi orsono, un incontro cercato da Obama che sapeva benissimo che la folla infuriata gli avrebbe chiesto di pensare meno a Wall Street per farsi carico delle paure e delle angosce delle tante Main Street del paese, un grido che ha ottenuto una grande amplificazione su tutti i media e che si accompagna a una voglia di protezionismo all’insegna del buy american che difficilmente non potrà trovare ascolto nel nuovo segretario di Stato al commercio che non del tutto a caso è stato individuato dagli strateghi democratici in un senatore repubblicano!

Come ha sapientemente fatto nel corso della lunghissima campagna elettorale, Obama si propone come il nuovo contro tutto quel vecchio che ha dominato gli Stati Uniti d’America, dalla politica estera a quella interna, dalla diversa concezione della lotta alle minacce terroristiche al nuovo corso nelle relazioni internazionali, un capitolo questo importantissimo e rispetto al quale il nuovo Presidente sembra fare proprio l’antico motto di Deng Xiao Ping, quando affermava che non è importante che il gatto sia nero o grigio, purché acchiappi il topo, una rivoluzione quasi copernicana che contribuisce a rappresentare sé stesso e le sue idee a colori e l’opposizione tristemente colorata in bianco e nero, ma, soprattutto, una capacità senza pari di collegarsi alla pancia delle donne e degli uomini a stelle e strisce, ai quali però, a differenza di un demagogo da strapazzo, propone la sua ricetta per uscire dalla crisi, una ricetta che punta a unire piuttosto che a dividere e che si propone di portare sul banco degli imputati quei disinvolti protagonisti della finanza che sono già stati condannati dall’immaginario collettivo, molto prima e molto di più di quanto potrebbe fare il nuovo sceriffo di New York, il molto ambizioso Andrew Cuomo.

Quando la metastasi della finanza più o meno strutturato raggiunge il corpo dell’economia reale, mette a repentaglio la stessa sopravvivenza dell’intero settore automobilistico a stelle e strisce, non a caso andato a braccetto con George Bush Jr. nell’ostinata battaglia contro le richieste ambientaliste, anche quando queste venivano da uno Stato come la California che, ancora oggi, vanta un prodotto interno lordo superiore a quello dell’Italia, questo è il momento in cui la parola d’ordine del cambiamento perde la connotazione di un concetto astratto per trasformarsi in qualcosa di molto simile alla speranza di un naufrago nel mare in tempesta della crisi finanziaria in corso.

Quando era solo un giovane senatore di Chicago, Obama ebbe modo di incontrare una delegazione di sindacalisti confederali italiani e, secondo il racconto di uno dei partecipanti a quell’incontro, riuscì in pochi minuti a trasmettere, tra un sorriso e una battuta, quel magnetismo che ha reso possibile l’impossibile, l’ascesa, cioè, di un avvocato che aveva scelto di lavorare per le Unions piuttosto che per le Corporations, come aveva invece fatto la sua rivale alle primarie, figlio di un africano e di un americana, grande utilizzatore di blackberry e internet alla più importante carica elettiva di quegli stessi Stati Uniti d’America nei quali Rosa Parks aveva dovuto fare appello a tutta la sua stanchezza e al suo coraggio per decidere di sfidare bieche consuetudini, rifiutandosi di cedere il posto sull’autobus ad un bianco!

Non so assolutamente quali saranno i dettagli del piano di utilizzo della seconda tranche di 350 miliardi di dollari previsti dal TARP approvato da un Congresso terrorizzato all’ipotesi di un collasso sistemico del mercato finanziario statunitense e di quello globale, ma sono certo che il giovane Timothy Geithner e l’anziano Guru del Dream Team obamiano, Paul Volker, saranno in grado di resistere alle sirene dell’investment banking e delle banche più o meno globali che vorrebbero una riedizione di quegli interventi a pioggia e poco condizionanti elargiti dal loro ex (?) collega Hank Paulson, uno spedito di gran carriera nel lontano giugno del 2006 a garantire, da ministro del Tesoro di Bush, una gestione per quanto possibile indolore di quel meltdown finanziario prossimo venturo che molto tra gli addetti ai lavori avevano preconizzato ai piani alti dei grattacieli che ospitano i quartier generali delle banche poste al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico e che può oggi tranquillamente dire senza tema di essere smentito: mission accomplished.

I primi frutti dell’idillio sbocciato tra la severa Frau Angela Merkel e il decisionista e passionale Messieur Nicola Sarkozy.sono già sotto gli occhi di tutti grazie al sostanzioso aiuto di Stato francese alle case automobilistiche di quel paese e che fanno seguito a quelli già elargiti dalla cancelliera tedesca ai produttori di auto operanti in Germania, ma il bello deve ancora venire e sarà presentato al vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dei ventisette paesi membri dell’Unione europea convocato d’urgenza, un vertice che sancirà inequivocabilmente l’esistenza di un’Europa a due velocità e che dovrà mettersi in scia del nocciolo duro rappresentato da Germania, Francia e Gran Bretagna se non vorrà continuare a essere un’espressione geografica!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ .