mercoledì 11 febbraio 2009

Il Tesoro, la Fed e il Senato impegnano altri tremila miliardi di dollari per contrastare i micidiali effetti della tempesta perfetta!


Prima ancora che il Senato desse, in serata il tanto sospirato via libera del Senato al piano di rilancio dell’economia statunitense dopo l’attacco diretto mosso da Obama nella sua prima conferenza stampa dalla Casa Bianca, Timothy Geithner il nuovo ministro del Tesoro ha svelato i dettagli dell’utilizzo della seconda tranche da 350 miliardi di dollari prevista dal TARP approvato dal Congresso a metà di ottobre del 2008, un mese esatto dopo che il trio Bush-Paulson-Bernspan aveva deciso di lasciare fallire la storica investment bank Lehman Brothers.

Che le cose non sarebbero andate come le maggiori banche a stelle e strisce speravano era stato chiaro ascoltando nei giorni scorsi le dichiarazioni sia di Obama sia del suo coetaneo Geithner, che avevano avvertito con chiarezza che il tempo degli aiuti pressoché incondizionati e a fondo perduto fortemente voluti dall’ex (?) investment banker Hank Paulson erano definitivamente tramontati e, infatti, solo 100 miliardi di dollari andranno a ricapitalizzare le banche, ma queste acquisizioni di azioni privilegiati saranno accompagnate da condizioni molto stringenti sia sui sistemi di compensation dei top manager, ma anche dei loro subordinati, che su un significativo incremento dell’offerta di credito alle famiglie e alle imprese.

La destinazione di meno di un terzo delle risorse disponibili a quegli interventi diretti nel capitale delle banche che avevano fatto la parte del leone nel precedente stanziamento e che erano stati pressoché integralmente utilizzati in favore delle sei grandi banche superstiti e della nazionalizzata compagnia di assicurazioni AIG è stata spiegata dal nuovo ministro del Tesoro con il comportamento che le stesse banche stanno tenendo in questi mesi, giungendo a dire che stanno operando contro l’obiettivo di favorire una ripresa dell’economia, un obiettivo che ha caratterizzato sia gli ultimi mesi dell’amministrazione di George Bush che questo primo scorcio di quella di Barack Obama, anche se non ha fatto riferimento né ai 20 miliardi di dollari di bonus elargiti né ai 47 miliardi di dollari di minori impieghi effettuati.

Molto più interessanti le modalità di utilizzo di altre due tranche da 100 miliardi di dollari l’una, la prima verrebbe fornita alla Federal Reserve per permetterle di incrementare da 200 a 1.000 miliardi di dollari il programma di sostegno al credito al consumo e all’utilizzo delle carte di credito, mediante l’acquisizione, attraverso intermediari finanziari, di titoli della finanza strutturata nei quali gli stessi sono stati impacchettati, acquisizione che dovrebbe anche consentirne lo spacchettamento e l’eventuale rinegoziazione delle condizioni al fine di evitare il default dei prestiti sottostanti. Si tratta dello stesso programma che sta cercando di rivitalizzare il mercato delle Commercial Papers che costituiscono uno strumento essenziale per soddisfare il fabbisogno di credito a breve termine delle imprese.

Nel delineare le caratteristiche della cosiddetta Bad Bank per la quale sono previsti altri 100 miliardi di dollari, Geithner ha chiarito che si tratterà di una joint venture tra pubblico e privato che dovrebbe, quindi, avere un fondo di rotazione di 200 miliardi di dollari, che potrebbe consentire, secondo il responsabile del dicastero del Tesoro, l’acquisizione di titoli della finanza strutturata per un ammontare dal valore facciale compreso tra i 500 e i 1.000 miliardi di dollari, il che comincia a delineare anche il livello del prezzo che verrebbe corrisposto alle banche e che molto difficilmente sarà superiore al 20-25 per cento del valore nominale, in linea con la maxi operazione realizzata per la defunta Merrill Lynch dall’ex Chief Executive Officer, John Thain.

L’ultima fetta, prevista in almeno 50 miliardi di dollari, è forse quella più importante in quanto è destinata a favorire la rinegoziazione dei mutui subprime o ARM al fine di evitare che anche nel 2009 si ripeta quella valanga di procedure di foreclosure che ha già caratterizzato il 2007 e il 2008 e che ha dato luogo a una miriade di vendite all’asta delle abitazioni che, a loro volta, hanno largamente contribuito al crollo dei prezzi delle case in tutto il paese.

Ovviamente, Geithner ha sostenuto che non ha alcuna intenzione di gettare i soldi dei contribuenti al vento, anche perché, soprattutto se la montagna di titoli della finanza strutturata acquisiti sia dalla Federal Reserve che dalla Bad Bank verranno opportunamente trattati, potrebbe rivelarsi anche un buon affare, una considerazione che sembrerebbe avallare le critiche sempre più diffuse ai modelli matematici di valutazione delle possibilità di default che hanno giocato un ruolo tutt’altro che secondario nel meltdown finanziario in corso, un’ipotesi, quella di Geithner, che potrebbe rivelarsi ancora più fondata ove, mediante opportune rinegoziazioni volte a garantire il ripagamento del debito, si finisse per scoprire che le menzionate percentuali di delinquency rates stimate sono realmente esagerate!

Forse conoscendo perfettamente da giorni i dettagli del piano del nuovo ministro del Tesoro, molti tra i capi delle maggiori banche statunitensi si sono precipitati a dire che non si avvarranno degli aiuti pubblici, sino a spingersi, come ha fatto la potente e ancor più preveggente Goldman Sachs, a promettere di fare il bel gesto di restituire quanto ricevuto nei mesi scorsi.

Gli operatori e gli investitori hanno fatto, ovviamente, la somma di tutto questo e hanno immediatamente iniziato a vendere a mani basse le azioni delle grandi banche statunitensi, anche di quelle che avevano vissuto nei giorni scorsi performance positive come non se ne vedevano da tempo, un’ondata di vendite che ha colpito in particolare le banche universali quali Bank of America, Citigroup, Wells Fargo e J.P. Morgan-Chase, mentre appena più contenute sono state le flessioni delle quotazioni delle due ex Investment Banks superstiti, la già citata Goldman Sachs e Morgan Stanley, un andamento molto pesante del settore finanziario che ha spinto in profondo rosso i tre principali indici azionari di Wall Street che hanno chiuso in calo di oltre il 4 per cento.

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ .