domenica 8 febbraio 2009

Mentre scoppia lo scandalo delle belle di giorno a Wall Street, Sarkozy e Angela Merkel fanno le corna all'Europa!


Non so quanto corrispondano al vero le notizie riguardanti un giro di prostituzione di altissimo livello con sede nei paraggi di Wall Street e frequentato anche da manager bancari, in particolare, pare, operanti presso la defunta Lehman Brothers, disposti a pagare anche 2 mila dollari per sessanta minuti di compagnia di ragazze molto belle, ben vestite e in grado di sostenere anche colte conversazioni con gli executives molto stressati ma provvisti di provvidenziali credit cards aziendali che venivano caricate del prezzo pattuito con una maitress che ha deciso di collaborare con gli inquirenti che rispondono agli ordini del nuovo sceriffo di New York, Andrew Cuomo, il rampollo dell’ex Governatore dello Stato che ospita la grande mela e che ha preso il posto di un molto ambizioso predecessore finito in uno scandalo similare dopo aver lasciato la prestigiosa ma molto faticosa carica.

Pur ignorando la fondatezza o meno di questo particolare benefit più o meno aziendale, credo proprio che non sarebbe la maggiore delle stranezze in quell’allucinante sistema di compensation che, svoltata la boa del terzo millennio, sembra proprio non avere conosciuto “più limiti, né confini” come recitava una bella lirica di Mogol per il suo socio Lucio Battisti, una fantasia sfrenata della quale si iniziano a scorgere i spesso poco edificanti dettagli, un sistema che non vedeva distinzioni tra le oramai ex Investment Banks o le grandi banche più o meno globali e nel quale qualsiasi innovazione veniva imitata alla velocità della luce dai competitors, ad un costo che, limitandosi alle sole dodici principali entità protagoniste del mercato finanziario statunitense, è costato la bellezza di 350 miliardi di dollari, ma con un accelerazione negli ultimi anni che rende impossibile qualunque media!

Non voglio rubare il mestiere a quel bravissimo telepredicatore americano che considera i debitori cronici alla stregua degli alcolisti anonimi, confessioni pubbliche e rogo delle micidiali tesserine di plastiche incluse, ma credo proprio che ci vorrà molto tempo e molta dedizione da parte dei ricercatori per scoprire i molteplici modi nei quali i vertici aziendali delle svariate entità attive nel mercato finanziario hanno distrutto non solo la reputazione, ma anche i conti delle banche o delle compagnie di assicurazioni da essi amministrate, mediante sistemi vari di incentivazione che, purtroppo, scendevano ‘pe li rami’ e in quantità ovviamente di molto decrescenti fino all’ultimo degli operatori che affollavano le trading rooms e che ora sono spesso disoccupati e/o in cura da un costoso psicanalista che cerca, spesso invano, di convincerli che il mondo al quale erano abituati è irrimediabilmente finito.

Certo, è molto diverso farsene una ragione quando si è liquidati con 160 milioni di dollari e dopo averne guadagnati a carrettate per decenni, come è capitato al predecessore di John Thain al vertice della tecnicamente fallita Merrill Lynch che rischia di far saltare i conti del suo cavaliere bianco che risponde al nome di Bank of America, il cui presidente, forse non del tutto a caso, ha respinto con sdegno, e mettendo la mano al portafoglio, l’ipotesi che la ‘sua’ banca dovesse subire a breve l’onta della nazionalizzazione a opera di quei due ragazzini che hanno avuto l’ardire, l’uno, di vincere alla grande le elezioni presidenziali e l’altro di essere sopravvissuto al trio Bush-Paulson-Bernspan e di occupare, alla giovane età di 47 anni, sulla poltrona di ministro del Tesoro di un paese i cui cittadini chiedono a gran voce di vedere perseguiti e puniti i responsabili della maggiore crisi finanziaria mai verificatasi a memoria d’uomo.

Lasciando gli americani alle loro ambasce e ai loro patemi intorno alla questione che tutti appassiona dall’estate del 2007 e che consiste nel dilemma intorno all’esistenza di soluzioni praticabili per uscire dall’attuale tempesta perfetta, ha destato molto scalpore la dichiarazione fatta da Frau Merkel e Messieur Sarkozy in margine all’adunanza di capi di Stato e di Governo attorno alle questioni della sicurezza e della lotta al terrorismo, uno scarno comunicato nel quale i due dichiarano di aver trovato un’intesa su misure a loro dire efficaci per combattere gli effetti dell’attuale crisi finanziaria e per evitare i micidiali contraccolpi che la stessa sta avendo sui livelli di occupazione e sui redditi europei e che, bontà loro, informeranno dei dettagli del nuovo piano il presidente di turno dell’Unione europea, il leader della repubblica ceca che ha avuto l’ardire di opporsi all’ipotesi alquanto balzana che il suo predecessore francese proseguisse per altri sei mesi nel suo mandato!

Suona davvero strano che un fine settimana che si era aperto sull’onda delle presunte anticipazioni del per la terza volta ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, su presunte operazioni di salvataggio di una o più banche basate in Europa e sulla possibile nazionalizzazione di un colosso creditizio multinazionale come Bank of America, si chiuda (ipotesi un po’ azzardata visto che sto scrivendo solo alle 14, ora di Roma) con la suspence intorno ai reali contorni della pensata a due franco-tedesca, che poi sarebbe a tre visti gli ottimi rapporti stretti di recente tra il decisionista presidente francese e il rinato e ringalluzzito premier Gordon Brown, un progetto che, comunque e al di là dei dettagli, dimostra ancora una volta come l’Europa a due velocità sia una triste realtà, con tre grandi paesi che cercano di operare come se fossero uno, mentre gli altri ventiquattro continuano imperterriti ad andare ognuno per i fatti propri e a varare piani di intervento di dimensioni più o meno lillipuziane, spesso anche contraddittori tra di loro.

Il pessimismo del Fondo Monetario Internazionale sulle prospettive dell’Italia, non a caso definite tetre, non è estraneo a questa situazione di fatto che vede il Belpaese, la Spagna e gli altri ventidue partner europei del tutto estranei a quanto bolle in pentola nell’alquanto inedito asse Bonn-Parigi-Londra, una circostanza che ben autorizza Trichet e i suo neotemplari colleghi del Board della BCE a pronunciare imperterriti il loro non possumus!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ .