Nell’ambito di una inchiesta più complessiva e che ha ad oggetto eventuali reati o irregolarità commesse dalle quattordici maggiori entità statunitensi o da banche straniere operanti in quel paese nel vastissimo settore del mortgage, il Federal Bureau of Investigations avrebbe compiuto un deciso passo in avanti nei confronti di Countrywide la potentissima e chiacchieratissima regina dei mutui immobiliari USA, fondata negli anni Sessanta da Angelo P. Mozilo, Chairman e CEO sino a poche settimane fa, quando la banca statunitense ha accettato il merger offertele, quasi in articolo mortis, da una Bank of America evidentemente preoccupata dalle inimmaginabili conseguenze di un eventuale default di Countrywide su un mercato nel quale è essa stessa largamente esposta, ma non sino al punto da offrire più di 4 miliardi di dollari carta contro carta e da tenersi un individuo così screditato quale è lo stesso Mozilo.
La notizia del New York Times non fa che fornire maggiori contorni all’indiscrezione già apparsa sul Wall Street Journal, l’indiscusso primo quotidiano finanziario degli Stati Uniti d’America se non dell’intero pianeta e che, da quando è iniziata la tempesta perfetta, non sbaglia un colpo, grazie ad una rete di informatori ufficiali, ed ancor più ufficiosi, in buona parte stabilmente assisi ai piani alti dei grattacieli nei quali sono ospitati i quartieri generali delle più grandi banche e compagnie di assicurazione, nonché da una quantità difficilmente calcolabile di gole profonde annidiate in quasi tutti i gangli del potere politico, burocratico e giudiziario di quella che ancora rimane la più grande nazione del mondo.
Secondo il New York Times, l’ipotesi accusativa mossa contro Countywide è, almeno al momentio, quella di aver comunicato ai mercati informazioni ingannevoli sulla propria situazione finanziaria e sul proprio portafoglio di prestiti, mentre gli inquirenti che ormai lavorano a stretto contatto con la Procura di New York sono ancora alla ricerca di prove circostanziate di una eventuale frode contabile e di uno o più sospetti casi di insider trading commessi da uno o più esponenti del vertice della banca.
Quello che è certo è che lo stesso Chairman e CEO di Countrywide è oramai da tempo indagato dalla Securities and Exchange Commission per aver manipolato ad arte il proprio piano di pensionamento, al fine di conseguire ingiusti guadagni dalla montagna di stock options auto attribuitesi nel corso degli ultimi anni e che gli hanno consentito di portare a casa complessivamente oltre 400 milioni di dollari nel corso della sua lunghissima carriera al vertice della banca, senza considerare i sudatissimi compensi ordinari che mai lo potranno ripagare delle amarezze attuali, dalle quali cerca, senza peraltro riuscirvi, di consolarsi stabilendo piani di investimento della “sua” montagna di soldi, ovviamente tra una partita di golf e l’altra.
Mentre attendiamo con ansia che l’FBI concluda al più presto e bene le complesse indagini su Countrywide e le altre 13 consorelle, tra le quali compaiono le maggiori banche statunitensi e globali altrove basate, non minore interesse destano le trenta indagini opportunamente avviate dalla normalmente severissima, ma solo ex post, SEC, nonché le conclusioni di una sempre più esasperata Commissione del Congresso USA che sta torchiando senza troppi complimenti una lunga serie di Chairman e CEO, cariche e relativi compensi spesso coincidenti nella stessa fortunata persona, banchieri ed assicuratori non troppo abituati ad essere incalzati da domande indiscrete e petulanti, anche se poste da legittimati rappresentanti del popolo.
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Non credo proprio che, alle prese con i micidiali effetti economici e sociali prodotti dagli alti marosi della tempesta perfetta, gli Stati Uniti smentiranno la loro meritata fama di esser una delle nazioni più litigiose sul piano giudiziario dell'intero pianteta, fama peraltro confermata dal fatto che, nonostante il calo sempre più consistente degli occupati in quasi tutti i settori, le assunzioni di avvocati e para legal da parte degli studi legali USA continuano ad andare allegramente alla grande, in particolare da parte di quei fortunatissimi e prestigiosi studi che si litigano le affollatissime class actions, a volte più temute dai potenti dell’industria e della finanza delle stesse vicende penali per le quali altrettanti stuoli di avvocati e di assistenti si stanno preparando da tempo.
Come ho avuto più volte modo di ripetere, il sempre più vivace clima pre elettorale (in autunno si vota per le presidenziali e per buona parte degli eletti dal popolo nelle due camere, nonché per i Governatori degli Stati, per la guida delle Contee, dei municipi e via discorrendo) non è proprio quello più favorevole per gli strapagati white collars, in particolare per quelli attivi all’ombra del Wall, mai così odiati per le loro vere o presunte malefatte dalla stragrande maggioranza della popolazione statunitense, né mai così bersagliati dai media di ogni tipo e specie che non lasciano trascorrere un giorno senza raccontare lo storia di tizio che ha perso la casa e di caio che ha perso il lavoro, senza parlare di quegli sventurati che li hanno persi entrambi.
Avviso a quegli strapagati e spero preparati governatori delle principali banche centrali dei paesi maggiormente industrializzati che si riuniranno oggi nella poco ridente città svizzera denominata Basilea sotto l’implicito slogan: e adesso che altro possiamo fare, visto che il tanto che abbiamo già fatto sembra non averci portato proprio da nessuna parte ed, anzi, il dollaro è in caduta libera (ed euro e yen, ovviamente, in indesiderato e fortissimo recupero), oro e petrolio macinano record su record, il credit crunch è sempre più avvertibile ed avvertito anche da coloro che non chiedono finanziamenti, le banche riprendono a guardarsi in cagnesco e a non fidarsi l’una dell’altra, ma soprattutto di sé stesse, i private equity sono in sempre maggiori difficoltà, gli hadge funds non stanno meglio, ci si aspetta di assistere ad una catena di suicidi tra i sempre più disperati carry traders, mentre nessuno, tranne gli stracolmi sportelli dedicati allestiti in fretta e furia dalle stesse banche centrali, sembra volere quei titoli della finanza strutturata che sono alla base di tutto il marasma nel quale siamo immersi.
Non vi preoccupate più di tanto per indovinare il testo del comunicato finale che chiuderà i lavori dei nostri, in quanto se volete ve lo posso scrivere quasi parola per parola, anche perché sarà intriso di sana preoccupazione per l’andamento indesiderato delle valute (ma dove altro dovrebbero andare?), per la folle febbre dell’oro giallo o nero che sia, per la fiducia nella stabilità del sistema finanziario e dei suoi partecipanti; d’altra parte, spiegatemi voi che altro dovrebbero dire?
Non credo proprio che, alle prese con i micidiali effetti economici e sociali prodotti dagli alti marosi della tempesta perfetta, gli Stati Uniti smentiranno la loro meritata fama di esser una delle nazioni più litigiose sul piano giudiziario dell'intero pianteta, fama peraltro confermata dal fatto che, nonostante il calo sempre più consistente degli occupati in quasi tutti i settori, le assunzioni di avvocati e para legal da parte degli studi legali USA continuano ad andare allegramente alla grande, in particolare da parte di quei fortunatissimi e prestigiosi studi che si litigano le affollatissime class actions, a volte più temute dai potenti dell’industria e della finanza delle stesse vicende penali per le quali altrettanti stuoli di avvocati e di assistenti si stanno preparando da tempo.
Come ho avuto più volte modo di ripetere, il sempre più vivace clima pre elettorale (in autunno si vota per le presidenziali e per buona parte degli eletti dal popolo nelle due camere, nonché per i Governatori degli Stati, per la guida delle Contee, dei municipi e via discorrendo) non è proprio quello più favorevole per gli strapagati white collars, in particolare per quelli attivi all’ombra del Wall, mai così odiati per le loro vere o presunte malefatte dalla stragrande maggioranza della popolazione statunitense, né mai così bersagliati dai media di ogni tipo e specie che non lasciano trascorrere un giorno senza raccontare lo storia di tizio che ha perso la casa e di caio che ha perso il lavoro, senza parlare di quegli sventurati che li hanno persi entrambi.
Avviso a quegli strapagati e spero preparati governatori delle principali banche centrali dei paesi maggiormente industrializzati che si riuniranno oggi nella poco ridente città svizzera denominata Basilea sotto l’implicito slogan: e adesso che altro possiamo fare, visto che il tanto che abbiamo già fatto sembra non averci portato proprio da nessuna parte ed, anzi, il dollaro è in caduta libera (ed euro e yen, ovviamente, in indesiderato e fortissimo recupero), oro e petrolio macinano record su record, il credit crunch è sempre più avvertibile ed avvertito anche da coloro che non chiedono finanziamenti, le banche riprendono a guardarsi in cagnesco e a non fidarsi l’una dell’altra, ma soprattutto di sé stesse, i private equity sono in sempre maggiori difficoltà, gli hadge funds non stanno meglio, ci si aspetta di assistere ad una catena di suicidi tra i sempre più disperati carry traders, mentre nessuno, tranne gli stracolmi sportelli dedicati allestiti in fretta e furia dalle stesse banche centrali, sembra volere quei titoli della finanza strutturata che sono alla base di tutto il marasma nel quale siamo immersi.
Non vi preoccupate più di tanto per indovinare il testo del comunicato finale che chiuderà i lavori dei nostri, in quanto se volete ve lo posso scrivere quasi parola per parola, anche perché sarà intriso di sana preoccupazione per l’andamento indesiderato delle valute (ma dove altro dovrebbero andare?), per la folle febbre dell’oro giallo o nero che sia, per la fiducia nella stabilità del sistema finanziario e dei suoi partecipanti; d’altra parte, spiegatemi voi che altro dovrebbero dire?