L’annuncio ufficiale diffuso nella prima mattinata di giovedì scorso dalla seconda banca francese per volumi e capitalizazione, quella Société Générale fondata con decreto di Napoleone III nel 1864, riguardante una frode gigantesca subita dalla stessa banca ad opera di un trader trentunenne non dotato di ampie deleghe operative ha fatto compiere all’attuale crisi finanziaria un vero e proprio salto di qualità e favorisce la posizione, attualmente minoritaria, di quanti sostengono da tempo che dalla tempesta perfetta non si esce senza l’individuazione di nuove regole in materia di controlli esterni ed interni, di trasparenza e senza un riorientamento del mercato finanziario in favore di un modo di operare che non sia più basato sul trasferimento indiscriminato del rischio da chi genera una qualsivoglia forma di affidamento a chi spesso non sa neppure bene cosa è contenuto nel titolo della finanza strutturata che contiene in tutto o in parte l’operazione originata a monte.
Per chiunque sia avvezzo da tempo ai fasti ed ai nefasti del rutilante e magico mondo della finanza, quel mondo che, come ci ha ricordato di recente George Soros, veniva visto dall’ex attore e due volte presidente degli Stati Uniti d’America, Ronald Reagan, come un luogo magico dove tutto era possibile, la ricostruzione fornita in modo più che imbarazzato dai vertici di Socgen non può, per quanto ciò appaia assurdo, essere scartata a priori e vista solo come un modo alquanto comodo per coprire errori che la divisione Corporate and Investment Banking della banca multinazionale avrebbe commesso, e certamente ne ha comunque commessi altri visti i dati degli ultimi due trimestri, in un momento così difficile per i mercati finanziari quale è quello che stiamo vivendo.
Dico questo perché credo che, in questo come in altri casi, la dietrologia non serva e che spesso la realtà è più semplice di quanto non appaia a chi vede sempre la creazione del mostro o del capro espiatorio, cosa peraltro legittima e confortata da una casistica storica più che abbondante, e che quella assoluta e pervicace deregolamentazione lamentata da Soros nel suo brillante articolo sull’autorevole Financial Times e non a caso intitolato The Worst Market Crisis in 60 Years (la peggiore crisi di mercato negli ultimi sessanta anni) rende tutt’altro che incredibile che le cose siano andate esattamente nel modo riportato dal comunicato ufficiale e dalla lettera di scuse agli azionisti redatti entrambi dai vertici di Socgen.
Chi legge sin dal suo inizio questo diario della crisi finanziaria credo proprio che non possa sospettarmi di indulgenza verso i variegati attori e comprimari di quel calderone che è rappresentato dal mercato finanziario globale e ritengo che sia in grado di percepire che nel ritenere che un singolo trader di livello medio basso abbia effettivamente commesso quanto gli è addebitato, come è peraltro accaduto in una sfilza di casi precedenti nei quali l’abilità si è coniugata con una fortissima dose di spregiudicatezza, si pronuncia al contempo una condanna senza appello di un modo di essere e di operare di entità multinazionali del credito e della finanza che da sole renderebbero necessaria una riforma radicale dell’inadeguato e lacunoso corpo di leggi e regolamenti cui tutte le entità operanti nel mercato finanziario sono tenute attualmente a rispettare.
Come ogni volta dopo un caso del genere, e ricordo che alcuni hanno portato al dissesto e al successivo salvataggio delle entità finanziarie nel quale il caso si era verificato, ci si chiede come sia possibile che una persona quale Jerome Kerviel, un quadro di medio livello, non un altissimo dirigente, di una banca che, oltre ad essere la seconda nella graduatoria francese, è presente in ben 77 paesi del mondo con 120 mila dipendenti, abbia potuto mettere in piedi per almeno un anno posizioni che, secondo l’assistente del presidente Sarkozy, ammontavano a più di 50 miliardi di euro (cioè più di 73 miliardi di dollari), una cifra addirittura superiore all’attuale capitalizzazione di borsa di Socgen (35,9 miliardi di euro, almeno per ora), senza che sia suonato alcun campanello di allarme e senza che nessuno dei suoi supervisori, quattro o cinque dei quali in via di licenziamento, si sia accorto di nulla.
Ebbene, ciò è perfettamente possibile, il che non vuole assolutamente dire che ho la certezza che sia andata effettivamente così, perché è altrettanto perfettamente possibile, avendo le necessarie nozioni di informatica, la necessaria conoscenza delle procedure interne, nonché, ovviamente, un’ottima conoscenza dei derivati che si stanno gestendo, creare uno schermo efficace che non consente a chi è deputato a farlo di accorgersi della natura fraudolenta di operazioni che, per quanto di dimensioni rilevantissime, apparentemente tali non sono e potrebbero anche essere state spalmate su un numero di traders ignari di quello che stava accadendo.
Ripeto che se le cose sono andate come sostiene il numero uno di Socgen, quel Bouton che si è visto, almeno per il momento, respingere le dimissioni dagli attoniti consiglieri di amministrazione, e che ha ricevuto, anche in questo caso almeno per ora, la comprensione della Banca di Francia e dei ministri competenti, la cosa è ancora più grave che se vi fossero stati errori di posizionamento sui mercati debitamente autorizzati, come nel caso di quella miriade di operazioni che ha reso necessario operare accantonamenti per ulteriori 2,05 miliardi di euro, perché è difficile credere che, come sostiene Socgen, siano state prontamente sigillate tutte le falle dei sistemi di sicurezza interni che il giovane trader aveva bellamente infranti.
Esaurita, peraltro, la fase della solidarietà iniziale del governo e della Banca di Francia con i vertici di Socgen, è prontamente scattata la fase delle accuse e delle recriminazioni, per ora basate sul fatto che tra la scoperta del buco e l’informazione ai ministeri competenti sono passati ben quattro giorni e almeno tre sedute di contrattazioni nel corso delle quali il titolo ha registrato rilevanti perdite senza che se ne capisse, almeno chi era all’oscuro dell’accaduto, il reale motivo.
L’altro aspetto della vicenda che ha tenuto impegnati, del tutto indifferenti rispetto agli argomenti ufficialmente all’ordine del giorno, la miriade di cervelli presenti al World Economic Forum che si tiene in questi giorni a Davos, ridente località della Confederazione elvetica, è rappresentato dalla decisione presa da Socgen di liquidare tutte, o quasi, le posizioni aperte, una decisione presa evidentemente nel momento peggiore per quei listini azionari europei che, pare, erano l’oggetto delle scommesse di Kerviel, con l’ovvio risultato di deprimere ancora di più gli stessi indici e di ampliare a dismisura le perdite stesse.
Non vorrei essere nei panni del numero uno di Socgen quando dovrà rendere conto della vicenda ai ministri economici, al Governatore della BdF e, forse, allo stesso Sarkozy, dei ritardi con i quali è stata comunicata alle autorità competenti e delle modalità operative seguite nel risolvere la stessa, anche perché credo vi sarà poco fair play in quei colloqui.
Per chiunque sia avvezzo da tempo ai fasti ed ai nefasti del rutilante e magico mondo della finanza, quel mondo che, come ci ha ricordato di recente George Soros, veniva visto dall’ex attore e due volte presidente degli Stati Uniti d’America, Ronald Reagan, come un luogo magico dove tutto era possibile, la ricostruzione fornita in modo più che imbarazzato dai vertici di Socgen non può, per quanto ciò appaia assurdo, essere scartata a priori e vista solo come un modo alquanto comodo per coprire errori che la divisione Corporate and Investment Banking della banca multinazionale avrebbe commesso, e certamente ne ha comunque commessi altri visti i dati degli ultimi due trimestri, in un momento così difficile per i mercati finanziari quale è quello che stiamo vivendo.
Dico questo perché credo che, in questo come in altri casi, la dietrologia non serva e che spesso la realtà è più semplice di quanto non appaia a chi vede sempre la creazione del mostro o del capro espiatorio, cosa peraltro legittima e confortata da una casistica storica più che abbondante, e che quella assoluta e pervicace deregolamentazione lamentata da Soros nel suo brillante articolo sull’autorevole Financial Times e non a caso intitolato The Worst Market Crisis in 60 Years (la peggiore crisi di mercato negli ultimi sessanta anni) rende tutt’altro che incredibile che le cose siano andate esattamente nel modo riportato dal comunicato ufficiale e dalla lettera di scuse agli azionisti redatti entrambi dai vertici di Socgen.
Chi legge sin dal suo inizio questo diario della crisi finanziaria credo proprio che non possa sospettarmi di indulgenza verso i variegati attori e comprimari di quel calderone che è rappresentato dal mercato finanziario globale e ritengo che sia in grado di percepire che nel ritenere che un singolo trader di livello medio basso abbia effettivamente commesso quanto gli è addebitato, come è peraltro accaduto in una sfilza di casi precedenti nei quali l’abilità si è coniugata con una fortissima dose di spregiudicatezza, si pronuncia al contempo una condanna senza appello di un modo di essere e di operare di entità multinazionali del credito e della finanza che da sole renderebbero necessaria una riforma radicale dell’inadeguato e lacunoso corpo di leggi e regolamenti cui tutte le entità operanti nel mercato finanziario sono tenute attualmente a rispettare.
Come ogni volta dopo un caso del genere, e ricordo che alcuni hanno portato al dissesto e al successivo salvataggio delle entità finanziarie nel quale il caso si era verificato, ci si chiede come sia possibile che una persona quale Jerome Kerviel, un quadro di medio livello, non un altissimo dirigente, di una banca che, oltre ad essere la seconda nella graduatoria francese, è presente in ben 77 paesi del mondo con 120 mila dipendenti, abbia potuto mettere in piedi per almeno un anno posizioni che, secondo l’assistente del presidente Sarkozy, ammontavano a più di 50 miliardi di euro (cioè più di 73 miliardi di dollari), una cifra addirittura superiore all’attuale capitalizzazione di borsa di Socgen (35,9 miliardi di euro, almeno per ora), senza che sia suonato alcun campanello di allarme e senza che nessuno dei suoi supervisori, quattro o cinque dei quali in via di licenziamento, si sia accorto di nulla.
Ebbene, ciò è perfettamente possibile, il che non vuole assolutamente dire che ho la certezza che sia andata effettivamente così, perché è altrettanto perfettamente possibile, avendo le necessarie nozioni di informatica, la necessaria conoscenza delle procedure interne, nonché, ovviamente, un’ottima conoscenza dei derivati che si stanno gestendo, creare uno schermo efficace che non consente a chi è deputato a farlo di accorgersi della natura fraudolenta di operazioni che, per quanto di dimensioni rilevantissime, apparentemente tali non sono e potrebbero anche essere state spalmate su un numero di traders ignari di quello che stava accadendo.
Ripeto che se le cose sono andate come sostiene il numero uno di Socgen, quel Bouton che si è visto, almeno per il momento, respingere le dimissioni dagli attoniti consiglieri di amministrazione, e che ha ricevuto, anche in questo caso almeno per ora, la comprensione della Banca di Francia e dei ministri competenti, la cosa è ancora più grave che se vi fossero stati errori di posizionamento sui mercati debitamente autorizzati, come nel caso di quella miriade di operazioni che ha reso necessario operare accantonamenti per ulteriori 2,05 miliardi di euro, perché è difficile credere che, come sostiene Socgen, siano state prontamente sigillate tutte le falle dei sistemi di sicurezza interni che il giovane trader aveva bellamente infranti.
Esaurita, peraltro, la fase della solidarietà iniziale del governo e della Banca di Francia con i vertici di Socgen, è prontamente scattata la fase delle accuse e delle recriminazioni, per ora basate sul fatto che tra la scoperta del buco e l’informazione ai ministeri competenti sono passati ben quattro giorni e almeno tre sedute di contrattazioni nel corso delle quali il titolo ha registrato rilevanti perdite senza che se ne capisse, almeno chi era all’oscuro dell’accaduto, il reale motivo.
L’altro aspetto della vicenda che ha tenuto impegnati, del tutto indifferenti rispetto agli argomenti ufficialmente all’ordine del giorno, la miriade di cervelli presenti al World Economic Forum che si tiene in questi giorni a Davos, ridente località della Confederazione elvetica, è rappresentato dalla decisione presa da Socgen di liquidare tutte, o quasi, le posizioni aperte, una decisione presa evidentemente nel momento peggiore per quei listini azionari europei che, pare, erano l’oggetto delle scommesse di Kerviel, con l’ovvio risultato di deprimere ancora di più gli stessi indici e di ampliare a dismisura le perdite stesse.
Non vorrei essere nei panni del numero uno di Socgen quando dovrà rendere conto della vicenda ai ministri economici, al Governatore della BdF e, forse, allo stesso Sarkozy, dei ritardi con i quali è stata comunicata alle autorità competenti e delle modalità operative seguite nel risolvere la stessa, anche perché credo vi sarà poco fair play in quei colloqui.
3 commenti:
http://www.cobraf.com/forumf/topic.asp?topic_id=5248&reply_id=89685
+ buffoni di così...
Ziomauri
Scusi, ma lei, oltre a scrivere dei godibilissimi articoli, non risponde mai a chi le pone dei quesiti attinenti agli articoli stessi? Il suo non rischia così di diventare un blog a senso unico?
Non ha dato risposta alla domanda in calce all'articolo "Allacciate le cinture di sicurezza 3" del 24/01.
boezio37@graffiti.net
Che bisogno di rispondere c'è ? E' evidente che chi scrive questo Blog come chi lo legge fanno parte dei un parte dell'umanità che preferisce la religione paranoica delle teorie "complottiste e cospiratorie" per spiegare qualunque cosa accade sulla terra.
Lo Tsunami nell'oceano Indiano del 2004 è colpa di quale oligarchia ? di quale disegno eversivo ? di quale Lobby ?
Oltretutto se in Italia distinguiamo a malapena la differenza tra un BOT ed un CCT di che diavolo stiamo parlando ???
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