domenica 13 gennaio 2008

Il Principe, le locuste e le cavallette

Dopo aver contribuito in modo determinante al licenziamento di Chuck Prince III, al principe saudita Alwaleed bin Talal era rimasto l'amaro in bocca dopo che il fondo governativo di Abu Dhabi, ADIA, gli aveva soffiato, con un investimento di 7,5 miliardi di dollari, lo scettro di azionista numero uno di Citigroup e, pensa che ci ripensa, ha dato ordine, dalla sua tenda ipertecnologica nel deserto, di valutare le condizioni per effettuare un ulteriore investimento di 2 miliardi di dollari in azioni della potente anche se al momento malandata banca statunitense che lo porterebbe alla pari con gli amici rivali di Abu Dhabi, ma tenendosi, come loro, opportunamente al di sotto di quella soglia del 5 per cento oltre la quale sarebbe sottoposto ai controlli degli organi di vigilanza.

E’ un po’ difficile dall’Italia rendersi conto delle dimensioni del merger annunciato nei giorni scorsi tra Bank of America e la dissestata ma ancora gigantesca Countrywide, un’acquisizione molto a buon mercato quella effettuata da Ken Lewis, numero uno di Bofa, che non solo porterà la banca di Charlotte (North Carolina) largamente al primo posto nell’immenso mercato del mortgage statunitense, ma che le darà una fetta dello stesso pari ad un quarto dell’intera torta.

Sapendo che i miei pochi lettori nutrono apprensioni per la sorte del povero Angelo P. Mozilo, un uomo che dalla macelleria del padre è giunto a creare un vero e proprio gigante del mortgage, a volte applicando, secondo i soliti detrattori, metodi da macelleria nel segmento subprime, ebbene voglio rassicurarli, dicendo che, agli oltre 400 milioni di stipendi e bonus meritatamente percepiti negli ultimi anni (anche se un altro amministratore delegato ha dovuto restituire 618 milioni di dollari indebitamente percepiti allo stesso titolo e si trattava di un canadese operante negli Stati Uniti ed insignito del titolo di Lord dalla Regina Elisabetta II), Angelo aggiungerà un bell’assegno da 69 milioni di dollari che Lewis gli riconoscerà come buonuscita.

E’ vero che la SEC indaga sul sospetto timing della datazione delle numerose assegnazioni dei suoi bonus, che non si contano le cause ai danni suoi e di Countrywide pendenti un po’ ovunque negli States, ma, come perfidamente ha detto Lewis, è giunta l’ora che Angelo goda di un meritato riposo e di tanta felicità.

In uno scenario, quale è quello degli odierni Stati Uniti, che vede una recrudescenza della litigiosità molto celebrata nei congressi di quelle locuste di seconda categoria che sono gli avvocati che si occupano di cause originate dalle worst practices delle banche, delle finanziarie e delle compagnie di assicurazione, è giunta la notizia che la città di Cleveland (Ohio) ha intentato un’azione legale contro 21 banche che operano nel settore del mortgage, in pratica tutto il Gotha bancario statunitense, più il Credit Suisse, la Deutsche Bank e la britannica HSBC, e l’azione legale punta ad un riconoscimento economico, per danni, nell’ordine delle centinaia di milioni di dollari.

Non vi è dubbio che si tratta di una causa pilota a livello di municipalità e che segue le sempre più numerose iniziative giudiziarie avanzate dai più coraggiosi tra gli stati che compongono il sistema federale statunitense, con il rischio concreto che, ben prima delle elezioni presidenziali di novembre, le banche e le finanziarie operanti negli USA si trovino esposte ad un rischio rispetto al quale quello vissuto ed in parte pagato dall’industria del tabacco sembrerà un gioco da ragazzi.

Come mi è capitato più volte di sostenere in questo blog ed altrove, stupisce il poco peso attribuito dalle innumerevoli entità operanti nel mercato finanziario globale non solo ai rischi reputazionali, ma addirittura ai ben più corposi e tangibili rischi legali, anche perché, a naso, di materia per le mascelle dei legali di controparte sembra essercene talmente tanta che agli avvocati non resterà che l’imbarazzo della scelta e la prospettiva di tanti soldi incassati per sé e per i propri assistiti.

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