Nell’immaginario collettivo la prima tempesta perfetta nel settore finanziario, quella avviatasi nell’ottobre del 1907, coincide con una serie di suicidi a catena, allo stesso tempo causa ed effetto del panico a Wall Street, anche se mi vedo per l’ennesima volta che quella del 1907 fu, per intensità e durata, poco più di una sommovimento in un bicchiere d’acqua rispetto a quella che ha preso le mosse il 9 agosto del 2007 e che, non più tardi di ieri, è stata definita dal giovane ministro del Tesoro scelto da Obama, una crisi finanziaria di natura e dimensioni assolutamente senza precedenti, almeno a memoria d’uomo.
La tragica decisione di togliersi la vita assunta dal quarantunenne David Kellermann, Chief Financial Officer di Freddie Mac, l’entità che assieme a Fannie Mae garantisce il funzionamento di metà circa del gigantesco settore del mortgage a stelle e strisce, non è stata la prima, né temo sarà l’ultima in un sommovimento finanziario ed economico di entità tale da indurre la precedente amministrazione repubblica a nazionalizzare sia Fannie che Freddie, nonché la disastrata American International Corporation, la più grande compagnia di assicurazione negli Stati Uniti d’America se non nel mondo, a sua volta letteralmente travolta dal disastro dei Credit Default Swaps avvenuto prima e, ancor più, dopo la scellerata decisione presa dal tristemente noto trio Bush-Paulson-Bernspan di lasciar miseramente fallire Lehman Brothers, una scelta che fatta da un normale ministro del Tesoro statunitense sarebbe stata di per sé alquanto folle, ma che è stata assolutamente pazzesca in quanto a deciderla è stato l’ex (?) investment banker Hank Paulson, sino a poco tempo prima Chairman e Chief Executive Officer della potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs!
L’ultima classifica dei miliardari sparsi in tutto il pianeta stilata dalla prestigiosa rivista Forbes e relativa ai patrimoni esistenti nel 2008 fornisce una prima e alquanto provvisoria stima degli effetti della tempesta perfetta sui livelli di ricchezza personale di oltre un migliaio di persone che dispongono di almeno un miliardo di dollari, una lettura che non consiglio ai deboli di cuore e che evidenzia uno sfracello mai verificatosi nell’arco di soli dodici mesi e che sta facendo letteralmente tremare anche quanti pensavano di aver assicurato abbondantemente il futuro proprio e di un più o meno congruo numero di generazioni a venire e che non sopportano assolutamente l’idea che la loro ricchezza, invece di crescere as usual, si sia dimezzata o, come è avvenuto in alcuni casi, si sia proprio ridotta al lumicino.
Non era certo per questo che i paperoni del pianeta avevano gentilmente accordato ai propri top manager compensation & benefits sardapanalesche, retribuzioni effettive giudicate scandalose dai poveri e dalla middle class, ma che rappresentavano poco più della mancia che si elargisce a un cameriere o a un maggiordomo che garantisce un servizio efficiente ed efficace, anche perché si contano sulla punta delle dita i casi di top manager divenuti a loro volta membri effettivi del club più esclusivo esistente al mondo, quello formato dalle donne e dagli uomini presenti, a volte per meriti personali, più spesso per eredità, nella citata graduatoria stilata da Forbes.
Non sono assolutamente in grado di dire quanto fossero sincere le parole pronunciate ieri da Tim Geithner nel ricordare lo scomparso, anche perché nessuno come il nuovo ministro del Tesoro è in grado di avere un’idea sufficientemente esatta dei veri motivi che hanno condotto Fannie e Freddie al disastro attuale, anche perché è lui che deve ‘staccare gli assegni’ mensili destinati a tenerle in vita, nonché, assieme al sistema della riserva federale, provvedere al rimpiazzo dei GSE in scadenza per centinaia di miliardi di dollari al trimestre, un disastro al quale i direttori finanziari delle due entità, rimasti alquanto inspiegabilmente al loro posto, hanno dato un contributo fattivo e certamente incisivo.
Credo proprio che Paul Krugman e Nouriel Roubini, e con loro le centinaia di milioni di onesti contribuenti americani, debbano proprio farsi una ragione dell’evidente anomalia rappresentata dal fatto che le casse federali, autorizzate o meno da appositi provvedimenri del Congresso, stiano tenendo in vita buona parte del sistema finanziario statunitense senza prendere il controllo e senza lasciare ai vertici delle banche e delle compagnie di assicurazione la drastica alternativa minacciata dal per la terza volta ministro italiano dell’Economia, l’immaginifico Giulio Tremonti, un’alternativa che, ricordo per i miei lettori più distratti, prevedeva che gli stessi, in presenza di un dissesto aziendale, andassero in prigione senza passare dal via o a casa senza liquidazioni plurimilionarie!
Certo, il rapporto esistente tra governi e banche centrali da un lato e i vertici aziendali di entità finanziarie e industriali caratterizzati da operatività più o meno su base multinazionale sono profondamente cambiati dall’avvio della tempesta perfetta, ma, soprattutto, dalla seconda metà del mese di settembre dell’anno scorso, ma non al punto da consentire ai leaders politici del mondo industrializzato e alle autorità monetarie di operare quella pulizia delle stalle vagheggiata dai più, un’ipotesi al momento del tutti irrealistica, almeno sino a quando rimarranno stabilmente ai posti di comando quanti sono stati eletti anche grazie al gradimento dei maggiori esponenti del capitale finanziario e di quello di fonte industriale, con i secondi che garantiscono ai primi la sopravvivenza senza porre troppe condizioni e senza pretendere di assumere direttamente il controllo delle entità salvate con i soldi di tutti noi.
Dopo le anticipazioni sull’aggiornamento e, per la prima volta, il dettagliamento geografico delle perdite avvenute e di quelle previste per le entità protagoniste del mercato finanziario globale, gli economisti del Fondo Monetario Internazionale hanno anche fornito stime alquanto catastrofiche sull’andamento del PIL per il 2009 e il 2010 con riferimento alle singole nazioni, stime pessime in particolare per l’Unione europea e per l’Italia!
Ricordo che il video del mio intervento al Convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente sul sito dei dell’associazione FLIP, all’indirizzo http://www.flipnews.org/ . Riproduzione della presente puntata possibile solo citando l’autore e l’indirizzo del blog