domenica 12 aprile 2009

Mentre Obama e il suo ex Dream Team continuano a sognare, migliaia di dimostranti costringono alla fuga i leaders dell'ASEAN!


Mentre il giovane presidente degli Stati Uniti d’America e il suo Dream Team un po’ appannato dichiarano di intravedere segnali di speranza, le agenzie di stampa ci informano che sono fallite altre due banche a stelle e strisce, la prima in North Carolina, mentre la seconda, di dimensioni molto più piccole dell’altra, operava in Colorado, il che porta a 23 il numero delle banche collassate dall’inizio della tempesta perfetta in corso dal 9 agosto del 2007.

Più che la notizia in sé, mi hanno colpito molto i nomi delle ultime due scialuppe affondate sotto gli alti marosi della tempesta perfetta, in quanto la prima banca della North Carolina a fallire negli ultimi sedici anni portava il nome alquanto inquietante di Cape Fear Bank (una banca che a fine 2007 girava qualcosa come 54 miliardi di dollari) non può non ricordare l’omonimo film che aveva il potere di spaventare gli spettatori, mentre molto più ispirato all’attuale nuovo corso americano appare il nome della seconda banca a fallire nello Stato del Colorado (la prima fu vittima della crisi delle Saving & Loans nei primi anni Novanta) e che i suoi fondatori vollero denominare New Frontier Bank, un nome che davvero era tutto un programma, ma che, purtroppo, non si è dimostrato profetico.

Se glielo aveste chiesto, Larry Summers, capo dello staff di economisti che assiste Obama e uomo molto amato dai lobbisti di ogni specie, vi avrebbe risposto che non c’è problema, in quanto la brava e tosta presidentessa della Federal Deposit Insurance Commission, Sheila Bair, ha affidato la Cape Fear alla associazione delle casse di risparmio della Carolina del Sud, un segno del superamento delle antiche inimicizie tra i due stati, mentre ha temporaneamente affidato alla Bank of the West la New Frontier Bank, sicché la banca californiana gestirà per conto della FDIC la piccola banca del Colorado per trenta giorni, al termine dei quali lei stessa o un’altra banca si approprieranno di quel che resta delle non troppo ingenti spoglie della banca così miseramente fallita.

Ma sono sicuro che l’ex ministro del Tesoro di Bill Clinton, uomo molto ricco e non del tutto di suo, nonché uno dei maggiori responsabili della deregulation selvaggia degli anni Novanta insieme al suo predecessore Robert Rubin oramai finalmente a riposo dopo aver contribuito alla gestione davvero scellerata che David Weill prima e Chuck Prince III poi hanno fatto del colosso creditizio Citigroup, vi racconterebbe anche la tavoletta delle migliaia di banche miseramente perite nelle crisi finanziarie del secolo scorso, una favola che trae la sua verità nel costosissimo (per i contribuenti, si intende) operato del rinomato trio Bush-Paulson-Bernspan, al quale ha prestato instancabilmente la sua opera il nuovo ministro del Tesoro, Timothy Geithner che, da presidente della Fed di New York, non solo ha partecipato a tutte le operazioni di salvataggio delle banche ricadenti sotto la sua giurisdizione, ma ha avuto anche un ruolo molto importante nelle decisioni relative alla nazionalizzazione di Fannie Mae, Freddie Mac, Ginnie Mae e del colosso assicurativo AIG, così come ebbe modo di dire la sua sul fallimento di Lehman Brothers, un evento davvero catastrofico e che fa da spartiacque nella oramai non più breve storia della tempesta perfetta, al punto che si parla apertamente di un prima di Lehman e di un dopo Lehman, il che non suoni irriverente nel giorno in cui la Cristianità celebra la resurrezione avvenuta tre giorni dopo la morte di Gesù Cristo.

L’assalto dei seguaci del ‘benevolo’ ex dittatore thailandese muniti di giubbotti rossi (per distinguersi dalle decine di migliaia di donne e uomini vestiti di giallo che costrinsero alcuni mesi orsono il premier a lui legato a togliere il disturbo) all’hotel di lusso che ospitava a Pattaya i lavori straordinari dell’ASEAN ha reso necessario il trasloco in elicottero dei maggiori leaders asiatici, alquanto increduli di quanto stava avvenendo e istantaneamente consapevoli della assoluta impreparazione delle forze di sicurezza e di intelligence del paese ospitante che non erano riuscite a prevedere, né tanto meno a impedire un simile oltraggio nei confronti dei leaders della Repubblica Popolare Cinese, del Giappone, dell’Indonesia e della Corea del Sud, tanto per citare solo i principali ospiti presenti.

Le intemperanze dei seguaci del leader mediatico thailandese, fanno il paio, con le dovute differenze, con i sempre più frequenti sequestri di manager di imprese, spesso facenti capo a multinazionali di maggiore o minore rango, che stanno avvenendo per ora in paesi di lingua francofona, una pratica molto diffusa oramai in Francia e che sta prendendo piede anche in Belgio, con riferimento a quanto è accaduto nella filiale della FIAT a Bruxelles, avvenimenti che stanno facendo parecchio innervosire quanti sarebbero preposti a occuparsi di ordine pubblico e dintorni in quei paesi, nervosismo accresciuto dalla più che evidente simpatia popolare per i sequestratori e dalla scarsissima popolarità dei sequestrati, spesso latori di lettere di licenziamento di lavoratori locali a pacchi!

In un’apposita puntata del Diario della crisi finanziaria avevo segnalato che quanto accaduto alla raffineria britannica, o gli assalti alla lussuosa residenza dell’ex presidente della pressoché nazionalizzata Royal Bank of Scotland, difficilmente sarebbero rimasti gesti isolati, anche perché, così come per la politica, anche per l’attività sindacale esistono differenze rilevanti di comportamento, così come di pazienza, tra le organizzazioni britanniche, francesi, spagnole e tedesche, da un lato, e quelle italiane dall’altro, anche perché nei paesi maggiormente industrializzati dell’Unione europea non ha attecchito, come da noi, il modello concertativo che ha portato alla firma degli accordi di luglio del 1992 e del 1993, anni nei quali erano da noi presidenti del Consiglio il Dottor Sottile, al secolo Giuliano Amato, e Carlo Azeglio Ciampi, un uomo che da poco aveva lasciato ad Antonio Fazio il posto di Governatore della banca d’Italia e che sarebbe stato poi ministro del Tesoro e ispiratore dei cosiddetti Ciampi’s Boys e, infine, sarebbe assurto a Presidente della Repubblica sino al maggio del 2006.

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nel sito dell’associazione FLIP all’indirizzo http://www.flipnews.org/ . Riproduzione della presente puntata possibile solo citando l’autore e l’indirizzo del blog