domenica 26 aprile 2009

Un consiglio ai grandi del pianeta: fate una riunione per decidere di non farne proprio più!

Le contestuali riunioni dei ministri delle finanze del G7 e del più ampio G20/G21 svoltesi alla fine della settimana in quel di Washington non hanno suscitato un grande interesse da parte dei media, anche perché quanti sono chiamati a dosare lo spazio sui vari mezzi di informazione devono avere pensato, a torto o a ragione, che i loro lettori o telespettatori ne avessero francamente abbastanza di questa litania di vertici a geometria variabile che, a dispetto di un faticosissimo lavoro dei rispettivi sherpa, si risolvono in genere in incontri di poche ore, per lo più passate tra colazioni, pranzi e, quando capita, cene più o meno di gala.

Ho ricordato più volte una di queste cene, quella a cui vennero ‘comandati’ da Bernspan e Paulson i più importanti banchieri e finanzieri del pianeta, anche se non credo vi fosse alcun banchiere italiano, una cena rigorosamente a porte chiuse e nel corso della quale il Governatore della Banca d’Italia e allo stesso presidente del Financial Stability Group, Mario Draghi, tenne un discorso asciutto e che fece correre più di un brivido su per la schiena degli esponenti del gotha della finanza, anche perché si era solo a metà dell’aprile del 2008 e Lehman Brothers era ancora viva e Fannie Mae, Freddie Mac e AIG erano addirittura ancora entità private, ma già i protagonisti del mercato finanziario globale avevano capito che la tempesta perfetta avrebbe prodotto molte altre vittime tra i commensali presenti e Draghi e Paulson, pressoché all’unisono, sembravano credere che drastici provvedimenti contro chi aveva sbagliato sarebbero stati immancabilmente assunti nei successivi vertici dei sette/otto maggiori leaders del pianeta, previsti per il luglio e l’ottobre di quello stesso 2008.

Come è ampiamente noto, niente di tutto questo accadde, anche perché delle famose, numerose e dettagliate conclusioni del Financial Stability Forum, di recente allargato e ribattezzato Financial Stability Group, si è persa ogni traccia e i grandi del pianeta hanno avuto davvero altro che fare in quei primi giorni di ottobre successivi al fallimento di Lehman e al salvataggio di Merrill Lynch e alla nazionalizzazione, davvero provvidenziali per i commensali di aprile sopravvissuti, nei quali, come tuonava con il suo vocione il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, si rischiava proprio quel default sistemico che avrebbe spazzato via a decine banche più o meno globali e storiche compagnie di assicurazione, per non parlare poi dei più che prevedibili effetti che un simile scenario avrebbe prodotto sulla cosiddetta economia reale che, nei soli Stati Uniti d’America, vedeva fervere il dibattito collettivo sulla utilità o meno di evitare la bancarotta delle tre principali industri automobilistiche a stelle e strisce!

Non deve apparire del tutto strano che in una contingenza siffatta i grandi del mondo gettassero sic et simpliciter alle ortiche le conclusioni sui cui tanto si erano affannati Draghi e i suoi colleghi, quelli che per il per la terza volta ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, erano poco più che “dei topi posti a guardia del formaggio”, e si dedicassero a garantire il garantibile, una garanzia pressoché onnicomprensiva che, per loro e nostra fortuna, nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di verificare, né tantomeno di provarsi a escutere, anche perché, come ha efficacemente ricordato di recente l’acuto Attali, tutti, ma proprio tutti, sapevano che non esistevano i soldi per farlo, se non nelle tasche dei contribuenti di tutto il mondo, quelle stesse tasche che i leaders politici mondiali dichiarano solennemente e ripetutamente di non volere violare.

Da allora sono trascorsi più di sei mesi e nessuno dei personaggi chiamati a vedersi un fine settimana sì e l’altro no, ha avuto il coraggio, o l’onestà intellettuale, per affermare quello che tutti, ispirandosi a uno sfortunato poeta embedded alla Rivoluzione russa dell’ottobre del 1917, pensavano: decidiamo di fare un vertice per decidere di non farne più!

Tant’è, gli obblighi della carica sono ineludibili e i nostri eroi continuano a ingrassare in colazioni, pranzi e cene tutte rigorosamente di lavoro, occasioni nelle quali molti di loro, ammesso che conoscano una lingua comune, non sanno davvero più che dirsi, anche perché si sono visti più spesso nei ventuno mesi di vita della tempesta perfetta che da quando sono, in molti casi da lunghissimo tempo, in carica, una situazione davvero paradossale e che ha costretto numerosi sarti delle donne e degli uomini più importanti del pianeta a costringere i propri dipendenti a fare gli straordinari per rinnovare i guardaroba degli alquanto disperati commensali, molti dei quali non ricordano davvero più quando hanno avuto il bene di trascorrere un week end con la propria famiglia, una o molteplice a quei livelli davvero non conta, per non parlare di un vero e proprio periodo di più che meritate vacanze.

Le cronache newyorkesi e londinesi ci aggiornano peraltro sugli sfoghi di mogli e amanti dei protagonisti dell’un tempo magico mondo della finanza, casalinghe di lusso davvero disperate che hanno deciso o stanno decidendo di lasciare al proprio destino i loro stressantissimi mariti o compagni di letto, spesso grazie al riparo di leggi sul divorzio molto, ma molto loro favorevoli, anche se raramente quanto lo è la legislazione californiana, a meno che le sventurate non siano state così sprovvedute da sottoscrive umilianti accordi prematrimoniali a garanzia del proprio amore totalmente disinteressato.

So che molti dei miei lettori troveranno strane e fuori luogo alcune di queste argomentazioni, ma vi assicuro che non si vive di solo pane e companatico, anche quando lo stesso è rappresentato da ostriche e champagne della migliore annata, così come mi permetto sommessamente di ricordare a chi ha la pazienza di seguirmi da venti mesi che, se la vita di tutti noi sta peggiorando, è opportuno ogni tanto pensare a quanti stanno soffrendo più di noi, orfani del jet aziendale, dell’ufficio iperattrezzato e di tutte quelle cose che rendono la vita degna di essere vissuta, affetti compresi!

Ricordo che il video del mio intervento al Convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente sul sito dei dell’associazione FLIP, all’indirizzo www.flipnews.org . Riproduzione della presente puntata possibile solo citando l’autore e l’indirizzo del blog